Il dibattito congressuale nel PD (3)

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 4 settembre, 2009

 

Cari amici,

Logo Franceschini

Logo Franceschini

riprendo il discorso da dove lo avevo lasciato al termine del post “Il dibattito congressuale (2)” provando ad argomentare più diffusamente le ragioni della mia scelta a favore delle mozioni Franceschini e Bastico. Si tratta di ragioni che non riguardano tanto i contenuti programmatici, in larga misura comuni a quelli delle altre mozioni in campo, quanto la forma e l’identità del partito che quei contenuti deve tradurre in concreta azione politica, declinandoli secondo prospettive differenti anche se non opposte.

Premetto che il confronto che farò riguarda essenzialmente le mozioni Bersani e Bonaccini, quelle cioè che, soprattutto nella nostra realtà territoriale, sembrano riscuotere maggiori consensi.

  1. Bersani fa soprattutto un richiamo al passato (”Un senso a questa storia”) enfatizzando un’identità di sinistra che è una soltanto (sia pure numericamente importante) di quelle che hanno contribuito alla nascita del PD. Mi piace di più il “Liberiamo il futuro” di Franceschini che, senza dimenticare le radici personali e collettive che ciascuno di noi conserva, conferma l’idea (che è nel dna del PD) di un partito riformista e plurale che punta alla sintesi di diverse culture, cercando di aggregare anche quelle parti di società civile che non si riconoscono in una militanza partitica passata, in particolare i giovani. Insomma tutti noi abbiamo una storia ed un’identità di cui siamo custodi, ma l’identità del PD va faticosamente ricercata in un esercizio di dialogo e confronto all’insegna della laicità, senza pretese egemoniche, magari rassicuranti per qualcuno ma indigeste per altri e che rischiano di fare del PD una sorta di “Cosa3″. E’ vero che quell’obiettivo fin qui non è stato raggiunto (del resto abbiamo solo due anni di vita alle spalle) ma questa non è una buona ragione per fare passi indietro.
  2. Bersani parla sostanzialmente del PD come di un partito di sinistra. Franceschini è fedele all’idea ulivista di un partito di centrosinistra. Questa non è una sfumatura di poco conto. Un partito di sinistra, per governare ha bisogno di alleanze al centro, luogo politico che verrebbe delegato ad altri (Udc o simili). Peccato che l’Udc abbia fin qui dimostrato di praticare la politica dei due forni, cioè di fare alleanze secondo convenienza: con la sinistra nelle regioni dove è forte la sinistra e viceversa dove è forte il Pdl. Franceschini è per uno schema bipolare (anche se non bipartitico), Bersani e D’Alema sembrano guardare ad un modello diverso, magari alimentato da un sistema elettorale proporzionale che fà sì che gli elettori, al momento del voto, non sanno per quali alleanze il loro voto verrà speso.
  3. Dire che il PD è un partito a vocazione maggioritaria non vuol dire, evidentemente, che punta all’autosufficienza ed a raccogliere da solo il 50,1% dei voti ma significa che ha l’ambizione di essere tendenzialmente rappresentativo di ampi strati di società e di non voler “specializzare” la propria rappresentanza sociale escludendone mondi importanti. Ad esempio è chiaro che tutti siamo per un welfare universalistico ma aperto alla sussidiarietà delle famiglie e del terzo settore, così come è evidente che il mondo del lavoro è un riferimento centrale per l’azione politica del PD, ma senza dimenticare il mondo dell’impresa e delle professioni. Naturalmente questa prospettiva è più faticosa e richiede ancora quella forte capacità sintesi a cui ho fatto riferimento in precedenza. Che la costruzione del PD fosse un’impresa difficile lo sapevamo ma ricorrere a scorciatoie, a semplificazioni o a passi indietro non mi pare coerente.
  4. Franceschini ha un’idea di partito più inclusivo e capace di attrarre consensi nuovi. Non un partito “liquido” ma radicato sul territorio e tuttavia un partito aperto e capace di coinvolgere anche gli elettori, riconoscendo loro un potere, che poi è quello che dà forza al partito, anche attraverso lo strumento delle primarie, non solo per scegliere i candidati alle cariche istituzionali ma anche le più importanti cariche di partito. In questo modo si dà a costoro una legittimazione democratica molto più forte. Insomma, come ho già avuto modo di dire, considero la mia iscrizione al PD fonte soprattutto di orgoglio e di doveri più che di diritti. Le primarie d’altra parte ( le recenti esperienze lo dicono), non sono un fine ma un mezzo che va maneggiato con cura, ma questo non giustifica in alcun modo un loro accantonamento o ridimensionamento.
  5. Senza nulla togliere a Bersani, del quale apprezzo pienamente le capacità politiche e di amministratore dimostrate a livello regionale e nazionale, ritengo che Franceschini, in questi mesi di reggenza del partito abbia dimostrato di possedere le doti e le qualità di leadership necessarie ad un partito come “il PD che vorrei” e che meriti pertanto una conferma in questo ruolo assicurando quella continuità che le imminenti battaglie nazionali e regionali richiedono: ha saputo dimostrare un pieno senso di laicità confermando un profilo chiaro di credente laico, nella distinzione tra personali convinzioni ideali e religiose e loro traduzione in concrete scelte politiche, ha tenuto la barra dritta sulla collocazione europea condividendo la scelta di costruire in Europa un nuovo campo progressista fondato sull’alleanza al Parlamento europeo tra gli eletti del Partito Democratico e gli eletti socialisti e socialdemocratici, ha guidato il partito in un momento particolarmente difficile ottenendo alle elezioni politiche del 2008 un risultato che, seppure inferiore alle attese, non era affatto scontato alla vigilia del voto. Insomma mi pare che Franceschini dia tutte le garanzie perchè il PD mantenga quel profilo largo, aperto e plurale che è essenziale per la funzione nazionale che deve assolvere. Posso dire meno della Bastico ma mi sembra che il suo passato di amministratore locale e nazionale dia le garanzie necessarie.
  6. Infine vorrei dire che c’è un altro aspetto che ho sentito in questi giorni richiamare, dagli esponenti delle diverse mozioni, non tanto per evidenziare i pregi della propria proposta ma per mettere in cattiva luce la proposta altrui, ed è quello che fa riferimento ai “compagni di strada” ora di Franceschini, ora di Bersani, dei quali si sottolineano il duplice ruolo di parlamentari nazionali o europei e di candidati a cariche di partito, ovvero la inaffidabilità : credo che non si possa e non si debba ricorrere ad argomenti di questo tipo, che sono immagine di un partito “contro” e non “per” e che in definitiva fanno il gioco degli avversari politici del PD, che non hanno certo bisogno di assists di questo tipo.

Paolo

Commenti dei lettori

sono sostanzialmente d’accordo. in particolare, sull’idea di una forza politica che cerchi di rappresentare sì il mondo del lavoro, ma non solo quello del lavoro dipendente(+ pensionati), ma anche altri settori di società (es: il popolo della partita IVA..)e che cerchi di conciliare giustizia ed equità sociale e solidarietà verso i più deboli con la promozione dello sviluppo economico (se non si creano le risorse, come si fa poi a salvare il welfare ?). poi, penso che ora come ora dire “sinistra” o “centro-sinistra” sia più un’etichetta che un contenuto reale. però, i temi dell’economia dovrebbero essere più presenti e più discussi, anche perchè , con la crisi economica mondiale in atto, che è frutto di politiche economiche che sono state pensate da partiti conservatori e liberisti (es. repubblicani USA), se non ora, quando ? secondo me Obama ha vinto anche e soprattutto per questo motivo. A volte, certi esponenti del centrodestra europeo (Tremonti, Sarkozy) quando parlano delle banche, e della necessità di mettere dei paletti, di un maggior controllo su di loro da parte della politica, sembrano più a sinistra del PD !

#1 
Scritto da Carlo Finelli il 11 settembre, 2009 @ 22:08

Condividiamo la scelta per la mozione Franceschini e per ragioni analoghe a quelle tue. Dobbiamo comunque impegnarci tutti, noi della base, ma prioritariamente chi verrà scelto per lavorare uniti dal giorno successivo alle elezioni. Speriamo che questo imperativo sia ben presente perchè se non lo fosse crollerebbe la fiducia dei nostri iscritti e dei potenziali elettori.Da ultimo si metterebbe in pericolo l’esistenza del partito stesso,ricordiamoci che quasi tutti i nostri problemi sono arrivati dall’interno.

#2 
Scritto da Franco e Lina Fogacci il 21 settembre, 2009 @ 09:35

Grazie. Sono pienamente d’accordo.
Paolo

#3 
Scritto da Paolo Natali il 21 settembre, 2009 @ 11:06

non mi pronuncio su bersani,nè su franceshini che sembra siano stati assenti dalle votazioni???sullo scudo fiscale ecc…
le affermazioni di principio sono valide agli occhi degli elettori se confermate da comportamenti coerenti: se no ci dobbiamo tutti convocare per viste oculistiche di massa da strabismo.
approfitto di questo spazio per sostenere la bastico, non come gragario di franceschini, ma come persona autorevoke di sesso femminile che ha dato prova di capacità reali amministrative , politiche ecc: edè ora di verficare anche nei gangli della politica quale pòeso si riconosce alla donne: in caso contrario la posizione del PD emiliano sarebbe già superata dai fatti, da decenni .
per il tema un partito di sinistra o di centro sinistra ecc…la collocazione europea deve essere chiara e quindi non traballante: a sinistra. L’ulivo ha già perso tutte lew sue ulive: consaiglio di andare a vedere la raccolta delle olive alla mostra di signorini a padova. Non sappiamo se produrrà buon olio visto che sono cadute prematuramente, ma in diversi così hanno voluto e gli italiani non sono sembrati stravolti!
A bologna ed in emilia vogliamo verificare analisi problemi e progetti di soluzioni, poi prospettive di alleanzre ed a quali condizioni .
Invece sembra che i nostri problemi siano contingenti per noi ead escludedum per gli onorevoli. Abbamo necessità infatti finalmente di parlare di REGIONe, casa, sanità, economia regionale. Dal 70 ci sono le regioni e in emilia abbiamo parlato poco di esigenze delle popolazioni e di prospettive: invece gli elettori messaggi chiari sulla volontaà di capure e partecipare ne hanno mandati.
abbiamo necessità di confrontarci con i parlamentari eletti in europa per sapere le possivbuili soluzioni europee nell’agricoltura, nell’ambiente, nell’economia!
grazie per l’attenzione mt

#4 
Scritto da mariateresa,martini il 7 ottobre, 2009 @ 00:30

Aggiungi un commento

* usa un nome vero
* non verrà pubblicata