Che aria tira?
Come ad ogni fine d’anno mi piace fare il punto sulla qualità dell’aria che respiriamo, anche perché ritengo opportuno fare chiarezza, dati alla mano, su alcuni luoghi comuni che presentano la nostra città come una sorta di camera a gas dove si soffoca e si respira un’aria…..irrespirabile.
Intendiamoci, non siamo in alta montagna, ma in una città di quasi 400.000 abitanti, e tuttavia è onesto riconoscere che la situazione non è delle peggiori, nonostante siamo ai margini della pianura padana che, come è noto, si trova in una condizione morfologica particolarmente infelice per quanto riguarda la concentrazione degl’ inquinanti che, in alta pressione, con mancanza di instabilità e ventilazione vengono schiacciati negli strati bassi dell’atmosfera senza possibilità di diluizione. Come è noto infatti, a parità di emissioni, la qualità dell’aria è determinata soprattutto dalle condizioni meteorologiche.
Ciò premesso vediamo un po’ di dati.
Segnalo innanzitutto l’edizione 2023 di “Qualità dell’aria in Emilia Romagna”, una ponderosa pubblicazione (quasi 200 pagine) di ARPAER.
Il capitolo 4 è dedicato agl’ inquinanti dell’aria. Gli unici inquinanti che presentano delle criticità, sono il particolato atmosferico grossolano (PM10), l‘ozono (O3) ed il biossido di azoto (NO2).
Tra essi, se si guarda al superamento dei limiti di legge, quello più fuori norma è l’ozono, per il quale praticamente in tutte le 34 stazioni di misura è stato superato il valore obiettivo di 120 micrgr/mc. Per quanto riguarda il biossido di azoto, al contrario, in nessuna stazione è stato superato il limite orario pari a 200 mcrgr/mc. Per il PM10 il discorso, come vedremo, è più articolato e variabile da zona a zona.
Ed è proprio sul particolato atmosferico grossolano (le cosiddette polveri sottili PM10) che si rilevano i dati più interessanti, per quanto riguarda Bologna.
Sia che si guardi all’andamento “storico” degli ultimi anni, sia che si confronti Bologna con gli altri capoluoghi della regione, la nostra città ne esce bene.
Il dato più significativo è quello che riguarda il numero di giorni di superamento del limite giornaliero, pari a 50 mcrgr/mc. Le norme prevedono che i giorni di superamento non debbano essere più di 35 all’anno.
Nella storica stazione di porta S. Felice, che è quella rappresentativa del traffico urbano, la sequenza dei giorni di superamento, dal 2013 al 2023 è la seguente:
57, 23, 38, 33,40, 18, 32, 42, 29, 33, 4. Nella serie si rileva che negli ultimi sei anni il limite è stato superato una sola volta, nel 2020 e che nell’anno appena trascorso si è toccato il minimo assoluto, pari a 4! Nei dati del 2023 si rileva comunque una anomalia, per cui il dato di porta S. Felice non è il peggiore della città. Stanno peggio via Chiarini (5 superamenti), S. Lazzaro (6 superamenti) e S. Pietro Capofiume, in piena campagna (13 superamenti)
Se poi si mettono a confronto le stazioni rappresentative del traffico urbano dei nove capoluoghi di provincia, e si guarda al numero dei giorni di superamento del limite di 50 mcrgr/mc. Si ha una conferma del primato di Bologna. Rispetto ai pochi superamenti della nostra città abbiamo, nelle stazioni rappresentative del traffico urbano degli altri capoluoghi: Ferrara (36), Rimini (34), Modena (32), Reggio Emilia (32), Ravenna (28), Piacenza (26), Parma (22), Forlì-Cesena (14).
Penso che le ragioni di questo generale miglioramento della qualità dell’aria vadano ricondotte da un lato al miglioramento del parco veicolare (più auto elettriche e più vetture a benzina/diesel meno inquinanti) dall’altro al fatto che, a causa (grazie in questo caso) del riscaldamento globale, gl’ impianti di riscaldamento hanno funzionato a regime ridotto.