Referendum abrogativo
Per dimostrare quanto la legge sull’autonomia differenziata sia demenziale e destinata, se applicata, a dissestare definitivamente il nostro paese, dovrebbe bastare considerare che tra le 23 materie che possono, a richiesta di una Regione, essere delegate completamente alla competenza regionale escludendo la competenza dello Stato, c’è la protezione civile. Quattro Regioni amministrate dal centrodestra hanno già avanzato richiesta in tal senso. Mi chiedo come sarà possibile a quelle Regioni, se malauguratamente colpite da un evento calamitoso particolarmente distruttivo, farvi fronte con le sole proprie forze, rinunciando al contributo solidale delle strutture tecniche ed operative nazionali.
Referendum abrogativo
E’ certamente positivo il fatto di poter firmare da remoto per richiedere l’ammissibilità e lo svolgimento di un referendum abrogativo. Oggi è assai più facile raggiungere le 500.000 firme necessarie. Lo abbiamo verificato di recente con i referendum per abrogare la legge sull’autonomia differenziata ed una parte della legge sulla cittadinanza. Il problema è che finchè rimane in vigore la norma che prevede che per rendere valido il risultato di un referendum abrogativo è necessario che si rechino alle urne più del 50% degli aventi diritto, è assai difficile che un referendum abbia efficacia: basta che chi è per il NO inviti ad astenersi dal voto e il gioco è fatto.
Prima di lanciarsi nella campagna per la promozione di altri referendum abrogativi sarebbe necessaria una intesa bipartisan per modificare la soglia di validità di un referendum portandola ad esempio al 50% di quanti hanno votato alle più recenti elezioni politiche.
In caso contrario assisteremo ad un’alternanza di entusiasmo (per essere riusciti a fare svolgere un referendum) e di frustrazione (per il suo fallimento).
Una spiaggia in concessione
Sembra che la vicenda dei balneari si stia avviando ad una conclusione. Infatti il governo Meloni avrebbe messo a punto un decreto sul quale la Commissione Europea avrebbe espresso parere favorevole, pur rinviando alla conclusione della vicenda stessa un giudizio definitivo circa la minacciata apertura di una procedura di infrazione a carico del nostro paese.
I “mi sembra”, i tanti condizionali e la prudenza della C.E. Si spiegano con il fatto che sono trascorsi ormai 18 anni da quando la direttiva europea Bolkenstein sulla concorrenza imponeva tra l’altro agli stati membri di mettere a gara le concessioni demaniali come quelle che riguardano le spiagge ed i litorali di proprietà dello Stato.
Quello che è successo (o non successo) in questi 18 anni è a mio giudizio esemplare di come i governi del nostro paese, purtroppo senza distinzione di colore politico, ed anche le regioni, ancora senza particolari differenze, si siano dimostrati incapaci di dare soluzione ad un problema che non è nemmeno tra i più gravi tra quelli che travagliano l’Italia (questa è un’aggravante), strizzando l’occhio ad una categoria di imprenditori (i “balneari” cioè i titolari delle concessioni, esercenti dei bagni e degli stabilimenti rivieraschi) che di fatto sono da sempre utilizzatori di uno spazio pubblico dal quale ricavano redditi assai significativi pagando allo Stato canoni di concessione esigui.
L’idea che, in ottemperanza alla Bolkenstein, si dovessero fare delle gare ad evidenza pubblica attraverso le quali, sulla base di criteri oggettivi, riassegnare la titolarità delle concessioni (confermandone o cambiandone il titolare) non è mai stata accettata e si è sempre cercato di evitarne l’attuazione, attraverso proroghe, rinvii, strani escamotages (come quello di cercare di dimostrare che le spiagge date in concessione sono una percentuale minima dello sviluppo totale delle spiagge italiane fruibili dai cittadini).
Quello che si sa del decreto governativo è che esso contiene un’ ulteriore “ultima” (?) proroga al settembre 2027 delle concessioni attuali, con l’obbligo per i comuni di effettuare le gare entro il giugno 2027 e loro conclusione entro marzo 2028 (guarda caso siamo alla fine dell’attuale mandato amministrativo nazionale). La durata delle nuove concessioni varierebbe da 5 a 20 anni. Inoltre è previsto che l’eventuale nuovo titolare della concessione dovrebbe pagare al vecchio concessionario gl’investimenti da lui effettuati e non ancora ammortizzati negli ultimi 5 anni. Nei criteri di aggiudicazione della gara sarebbe anche previsto un riconoscimento al gestore attuale se il reddito derivante dalla attività fosse quello necessario al mantenimento della famiglia del titolare stesso.
E’ bastato questo timido atto di ottemperanza della Bolkenstein per scatenare le critiche dei diversi sindacati dei “balneari” ed anche (duole dirlo) delle opposizioni, compresa la nostra Regione.
L’insoddisfazione dei sindacati nei confronti del governo aveva come prima motivazione il fatto che fosse stato disatteso l’impegno a non fare le gare (sic!). Duole dirlo ma questa “incoerenza” governativa è stata criticata anche dall’assessore Corsini della Regione ER.
Le altre lamentele della categoria riguardavano il fatto che venisse riconosciuto l’indennizzo non di tutti gl’investimenti effettuati in passato ma solo negli ultimi 5 anni ed anche che non venisse riconosciuto un diritto di prelazione a favore dei gestori attuali (il che avrebbe voluto dire, di fatto, non fare nemmeno le gare) ma soltanto un elemento di vantaggio nella gara. Anche il fatto che pare non si tenga conto di spese come quelle relative al servizio di salvataggio o alle dune sabbiose di protezione invernale era un elemento di critica, così come non è chiaro se un soggetto possa partecipare ed aggiudicarsi più di una concessione.
Quando sarà noto il testo ufficiale del decreto sarà possibile e doveroso sottoporlo ad un esame critico rigoroso. E’ possibile, come lamentano i sindacati e la nostra Regione che sia un testo confuso e che non risolve in modo equo il problema dando indicazioni chiare ai Comuni per l’effettuazione delle gare. La nostra Regione pare abbia varato linee guida di cui non conosco il testo. Resta il fatto che è inaccettabile che dopo 18 anni il sistema politico non sia stato in grado di mettere a punto norme procedurali utili a procedere alle gare per l’assegnazione delle concessioni.
Non mi pare fosse difficile definire una serie di criteri e punteggi per valutare le modalità di gestione degli stabilimenti balneari, clausole sociali di favore e di garanzia per i gestori attuali, indennizzi equi a carico dell’eventuale nuovo gestore ecc. ecc. Contestualmente è indispensabile che vengano adeguati i canoni di concessione rendendoli coerenti con il valore economico che il terreno demaniale utilizzato come spiaggia privata rappresenta.
La realtà è (torno all’inizio) che la politica è incapace di resistere alle pressioni ed ai ricatti di categorie (balneari, taxisti ecc.) che, oltretutto, stando anche alle rilevazioni della Agenzia delle Entrate, dichiarano redditi inconciliabili col giro di affari effettivo.
Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia
Sangiuliano fa bisboccia
con Maria Rosaria Boccia.
Non c’è dubbio che le piaccia,
nel suo cuore ha fatto breccia,
forse han fatto anche la doccia……
Poi Rosaria lo minaccia,
non c’è giorno che lei taccia
e non scocchi la sua freccia.
Gli fa perdere la faccia.
Lui non è certo una roccia.
Dopo questa figuraccia
la Meloni alfin lo caccia.
ISTAT
Si sente parlare spesso di “famiglie in povertà assoluta”. Ma cosa si intende per “povertà assoluta” e come si calcola la somma al di sotto della quale una famiglia viene considerata in tale condizione?
Il sito dell’ISTAT risponde a tali domande.
Qui infatti è disponibile la nuova versione del calcolatore delle soglie di povertà assoluta, ottenute attraverso la nuova metodologia di calcolo messa a punto nell’ambito di una apposita Commissione nazionale di studio, presieduta dal presidente dell’Istat e di cui fanno parte rappresentanti del mondo accademico, della Banca d’Italia, esperti di diversi enti e dell’Istat.
Le nuove soglie di povertà assoluta rappresentano il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia per evitare gravi forme di esclusione sociale nel contesto di riferimento. Non si tratta quindi di un’unica soglia, ma di tante soglie di povertà assoluta quante sono le combinazioni tra tipologia familiare (ottenuta come combinazione tra numero ed età dei componenti), regione e tipo di comune di residenza. Una famiglia è assolutamente povera se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore a tali valori monetari.
Il calcolatore delle soglie si è arricchito della funzionalità di export dei risultati ed è possibile effettuare il calcolo della soglia per una tipologia familiare contemporaneamente nei diversi anni e nelle diverse regioni italiane.
In particolare, in base alla tipologia del comune di residenza si distingue tra:
- Area metropolitana = Comuni centro di area metropolitana
- Grande comune = Comuni periferia di area metropolitana e comuni con più di 50.000 abitanti
- Piccolo comune = Altri comuni fino a 50.000 abitanti diversi dai comuni periferia di area metropolitana
Nel calcolo delle soglie, si fa presente che:
- la numerosità familiare non può superare i 12 componenti complessivamente;
- non è possibile calcolare le soglie per famiglie composte unicamente da minori, per cui per ogni tipologia familiare per la quale si voglia calcolare la soglia di povertà assoluta, è necessario che sia individuato almeno un soggetto adulto di 18 anni o più;
- il calcolatore non permette, in fase di inserimento dei parametri di input, la selezione di combinazioni di tipologie di comune e regioni non esistenti (ad esempio, i centri di area metropolitana nel Molise);
- i “Grandi comuni” includono anche i comuni della periferia dell’area metropolitana;
- i dati sono disponibili a partire dall’anno 2014.
A questo link https://www.istat.it/it/dati-analisi-e-prodotti/calcolatori/soglia-di-povertà è disponibile un calcolatore che consente di calcolare in automatico la soglia di povertà di un nucleo familiare del quale si descrivano numero ed età dei componenti, regione e tipologia del comune di residenza, anno di riferimento (dal 2014 al 2022).
L’ISTAT ha pubblicato in questi giorni il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile, oggi alla sua undicesima edizione, che offre un ritratto multidimensionale dell’Italia, fedele e rispettoso della ricchezza e della complessità del Paese. Il Rapporto è scaricabile dal sito dell’ISTAT.Il Rapporto
BES 2023
Che lo si consulti per una visione complessiva di come si vive in Italia, per studiarne le dinamiche nel tempo o nel territorio, per comprendere progressi, sviluppi e battute di arresto, o per orientare le decisioni politiche e gli interventi, il Rapporto Bes e la sua documentazione statistica sono l’espressione matura di una visione operativa, oltre che fine ed evoluta sul piano teorico e metodologico, della sostenibilità, nei suoi pilastri ambientale, economico, sociale, e culturale.
I 12 domini fondamentali (sanità, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione ricerca e produttività, qualità dei servizi) che ne costituiscono dal 2013 il quadro di riferimento e i 152 indicatori che sono proposti in questa edizione mettono a disposizione dei lettori una molteplicità di tratti significativi delle vicende del nostro Paese, con attenzione immutata alle persone che lo abitano, alle loro necessità, alle risorse e alle opportunità vecchie e nuove alle quali possono accedere, ai cambiamenti che hanno ottenuto o subìto, alle disuguaglianze dalle quali cercano di affrancarsi, ai loro stati di animo e alle loro prospettive per il futuro.
Come si vive, in Italia? Continua…
Aborto
Nel disegno di legge di conversione del decreto Pnrr, approvato in via definitiva dal Parlamento, è stato introdotto per iniziativa di FdI un emendamento che prevede che le Regioni nell’organizzare i servizi dei consultori previsti dalla legge 194 - a cui le donne si rivolgono per poter ottenere il certificato medico con il quale accedere all’interruzione volontaria di gravidanza in ospedale - “possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.
L’art. 2 della legge 194 così recita: “I consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza (omissis) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza. I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita.”
Risulta evidente che il testo approvato non aggiunge né toglie nulla al testo della L.194. D’altro canto che non ci fosse alcuna intenzione di modificare la legge è stato dichiarato da autorevoli esponenti del centrodestra.
Si noti ancora che né nell’emendamento al decreto Pnrr, né nella legge 194 si fa cenno ad associazioni di carattere antiabortista o pro life come il Movimento per la Vita.
D’altro canto già in base alla legge 194 c’era la possibilità, concretamente attuata da Regioni amministrate dal centrodestra come Piemonte e Lazio, di prevedere la presenza nei consultori di associazioni antiabortiste.
Ma allora che senso ha avuto l’approvazione di quell’emendamento del quale si discute animatamente da diversi giorni? Continua…
Il Sole 24 Ore ha pubblicato in questi giorni l‘Indice del clima dei 107 capoluoghi provinciali che li mette in graduatoria sulla base dei valori medi 2013-2023 di 10 parametri.
Che il clima di Bologna non sia dei migliori lo sapevamo già.
Infatti la nostra città si classifica al 62° posto di questa classifica nella quale primeggia Bari, seguita da Imperia e Barletta-Andria-Trani mentre gli ultimi tre posti sono occupati da Pavia, Alessandria e Belluno.
Come vedremo ciò che penalizza maggiormente Bologna sono le alte temperature estive e le fredde e nebbiose giornate invernali.
Più in dettaglio
- Nel soleggiamento (ore di sole al giorno) Bologna è 62° = 7,7
- Nell’indice di calore (giorni con temperatura percepita + 30°) è 81° = 82,5
- Nelle ondate di calore (sforamenti dei 30° per almeno 3 giorni consecutivi) è 87° = 21
- Negli eventi estremi (giorni con accumulo di pioggia + di 40 mm.) è 10° = 12
- Nelle brezze estive (nodi medi giornalieri nella stagione) è 57° = 4,9
- Nell’umidità relativa (giorni annui fuori dal comfort climatico) è 14° = 162,1
- Nelle raffiche di vento (giorni con raffiche maggiori di 30 nodi) è 20° = 42
- Nelle piogge (giorni in cui piove con accumuli maggiori di 2 mm) è 21° = 76,5
- Nelle nebbia (giorni con nebbia almeno in una fascia esaoraria) è 85° = 23,5
- Nei giorni freddi (giorni con temperatura massima percepita inferiore ai 3°) è 78° = 9.9
Per chi fosse interessato a consultare tutta la ricerca ecco il link
https://lab24.ilsole24ore.com/indice-del-clima/classifica/
Leggo sui quotidiani di oggi. Il “magazzino” dei crediti non riscossi (in alcuni casi da decenni) dall’Agenzia delle Entrate ammonta attualmente a 1200 miliardi di € (si consideri che il PIL del nostro paese nel 2022 ammontava a 1900 miliardi di €). La riforma fiscale del governo di centrodestra prevede che dal prossimo anno i crediti affidati all’Agenzia delle Entrate per la riscossione, dopo 5 anni di inutili tentativi di incassarli verranno di fatto abbuonati.
Domanda: ma di quali strumenti dispone l’Agenzia delle Entrate per incassare i suoi crediti? Se, come risulta dalle dimensioni del “magazzino”, si tratta di strumenti del tutto inefficaci ci troviamo di fronte all’ennesimo condono mascherato da ragioni di semplificazione e di alleggerimento degli uffici tributari.
Gli evasori fiscali ringraziano.
Bolognacittà30
Dopo un lungo periodo dedicato alla informazione ed alla sensibilizzazione dei cittadini, ha preso ufficialmente il via ieri, martedì 16 gennaio 2024, il progetto BOLOGNA CITTA’ 30 Km/h con i controlli e le sanzioni da parte della Polizia municipale. Il progetto ha fatto e farà parlare molto i bolognesi, che sono in gran parte schierati su due posizioni radicalmente contrarie.
Per darvi un’idea trascrivo qui di seguito il post di un amico fieramente contrario che espone le sue 7 ragioni di contrarietà e la risposta di un altro amico nettamente favorevole al provvedimento.
CITTA’ 30: 7 RAGIONI DI CONTRARIETA’ E LE RISPOSTE DI CHI APPROVA. Continua…