Aborto e opposti estremismi

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 25 aprile, 2024

Aborto

Nel disegno di legge di conversione del decreto Pnrr, approvato in via definitiva dal Parlamento, è stato introdotto per iniziativa di FdI un emendamento che prevede che le Regioni nell’organizzare i servizi dei consultori previsti dalla legge 194 - a cui le donne si rivolgono per poter ottenere il certificato medico con il quale accedere all’interruzione volontaria di gravidanza in ospedale - “possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità.

L’art. 2 della legge 194 così recita: “I consultori familiari assistono la donna in stato di gravidanza (omissis) contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza. I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita.

Risulta evidente che il testo approvato non aggiunge né toglie nulla al testo della L.194. D’altro canto che non ci fosse alcuna intenzione di modificare la legge è stato dichiarato da autorevoli esponenti del centrodestra.

Si noti ancora che né nell’emendamento al decreto Pnrr, né nella legge 194 si fa cenno ad associazioni di carattere antiabortista o pro life come il Movimento per la Vita.

D’altro canto già in base alla legge 194 c’era la possibilità, concretamente attuata da Regioni amministrate dal centrodestra come Piemonte e Lazio, di prevedere la presenza nei consultori di associazioni antiabortiste.

Ma allora che senso ha avuto l’approvazione di quell’emendamento del quale si discute animatamente da diversi giorni?

Si è trattato in tutta evidenza di una mossa per scatenare il solito polverone di scontro ideologico, che ha l’effetto di chiamare a raccolta gli opposti estremismi (diritto all’aborto vs delitto di aborto) utilizzando un’arma di distrazione di massa per far dimenticare, almeno per qualche giorno, l’ inadeguatezza della politica e le grosse difficoltà di un governo che non riesce a dare risposta ai problemi del paese, tra cui, in primo luogo, quelli che affliggono il nostro sistema sanitario.

Da un lato ci sono quelli che dimenticano che il titolo della 194 è “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, che il suo scopo fondamentale (pienamente raggiunto) era quello di eliminare la piaga dell’aborto clandestino e che vorrebbero che la “pratica” dell’aborto venisse sbrigata il più alla svelta possibile (“ma che bisogno c’è del colloquio?”), meglio se con una pillola da assumere a domicilio.

Dall’altro ci sono quelli per i quali ogni mezzo è buono, compresa la limitazione dei servizi consultoriali e la dissuasione praticata con mezzi inappropriati e lesivi della dignità della donna in un momento estremamente delicato, per ostacolare l’ interruzione volontaria della gravidanza.

Vorrei ricordare che nell’aprile di un anno fa la Commissione diocesana “Cose della politica” dedicò un suo incontro al tema della legge 194.

In tale circostanza esaminammo tra l’altro il protocollo che l’ASL di Bologna segue per regolamentare il percorso per l’interruzione volontaria della gravidanza, e verificammo che esso è rigorosamente conforme a quanto prevede la L.194.

In particolare si descrive in modo estremamente dettagliato come deve avvenire il colloquio con la donna che manifesta la volontà di interrompere la gravidanza e si prevede la possibilità sia di una consultazione psicologica sia di un sostegno di carattere sociale.

Su questo punto vale la pena di riportare quanto prevede il protocollo.

Qualora la donna indichi nei motivi economici o sociali le cause della richiesta di IVG, l’operatore le indica a quale servizio rivolgersi per un colloquio di approfondimento e l’eventuale presa in carico, all’assistente sociale di riferimento territoriale che accoglierà la stessa. La donna viene inoltre informata dell’esistenza di Associazioni del Volontariato che possono aiutare la maternità difficile”.

A tale riguardo si era ipotizzato, per dare una più completa attuazione alla legge 194, di chiedere all’Asl la stipula di una convenzione, ai sensi dell’art.2 della 194, con il Servizio accoglienza alla vita (SAV) che svolge da tanti anni un’ efficace opera di prevenzione dell’aborto e di sostegno alla maternità difficile prima e dopo il parto, al termine di un percorso di accreditamento che verifichi se questo servizio presenta le necessarie caratteristiche di idoneità (in termini di risorse materiali e professionali disponibili e di approccio comunicativo).

Credo che questa proposta sia ancora e più che mai valida.

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