Fare del proprio meglio

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 9 agosto, 2014

renziscout

Matteo Renzi scout

In questi giorni si parla molto di scoutismo. A S.Rossore si sta svolgendo il raduno nazionale al quale partecipano 35.000 scouts provenienti da tutta Italia. Inoltre, come è noto, Matteo Renzi, e non solo lui, ha un passato scout.

Allora anch’io vorrei dire qualcosa in merito, come “persona informata sui fatti”.

Chi da bambino, da ragazzo, da giovane, maschio o femmina, ha vissuto con intensità ed impegno l’esperienza dello scoutismo, grazie alle caratteristiche peculiari del metodo ed al lavoro volontario degli educatori (ai quali va una riconoscente gratitudine), ha ricevuto un contributo significativo alla formazione del proprio carattere in un periodo determinante per la propria crescita.

Intanto si tratta di un’esperienza associativa, che t’insegna a stare insieme ad altri coetanei ed a condividere con loro momenti di gioco e di avventura, progetti, prove ed imprese. Si sta insieme non in modo indifferenziato ma in un gruppo organizzato e con un lavoro di squadra nel quale i più grandi aiutano ed insegnano ai più piccoli. Non manca pure una certa competitività che spinge a cercare di fare sempre “del proprio meglio”.

La vita scout insegna e trasmette, non con discorsi astratti ma nella pratica, una serie di valori quali la fraternità, il servizio, la lealtà, la laboriosità, la sobrietà, la determinazione, la forza di volontà, l’ottimismo e la resistenza anche di fronte alle difficoltà, lo stupore ed il rispetto per la natura e l’amore per la vita all’aria aperta…….Naturalmente non è garantito che questi valori vengano poi coerentemente vissuti nella vita adulta ma è comunque importante ricevere questo “imprinting”.

Il gioco, il canto, le scenette, i bivacchi la sera attorno al fuoco, costruirsi il tavolo su cui si mangia, accendere il fuoco e cucinare la pasta, piantare la tenda e sentire di notte la pioggia battente,lavarsi (poco) con l’ acqua di un torrente, marciare con lo zaino in spalla, la strada come metafora della vita….

Poi, certo si può fare dell’ironia sulla divisa, sui pantaloncini corti da cui spuntano gambe pelose, sui “bambini vestiti da cretini……”, sulla “buona azione” obbligatoria (costringere la vecchietta ad attraversare la strada), sui rischi di derive militari e di “legge ed ordine”, ma questo è in larga misura folklore e livore da parte di chi non conosce lo scoutismo dall’interno.

Non nego che esista un certo “spirito di corpo”, che può in certi casi sconfinare anche in un senso di diversità e di superiorità, in chi è stato scout, quasi come in chi è stato carabiniere od ha fatto il servizio militare tra gli alpini. Direi tuttavia che questi sono i trascurabili cascami negativi di un metodo educativo che possiede ancora, dopo tanti anni dalla sua fondazione, grandi meriti e potenzialità. D’altra parte i genitori più avveduti ne sono consapevoli: ci sono lunghe liste d’attesa per poter iscrivere i propri figli nei lupetti.

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