I nostri valori. Il nostro futuro.

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 2 maggio, 2010

GIOVEDI’ 6 MAGGIO il PD del quartiere S.Donato organizza un incontro sul tema: “I nostri valori. Il nostro futuro.6-maggio_riformismi L’esperienza del riformismo bolognese”.

Penso che si tratti di una buona occasione per approfondire la conoscenza delle due principali culture politiche che hanno contribuito alla nascita del PD. Insomma uno sguardo al nostro passato per orientare meglio il nostro futuro.

Mentre i riformismi socialdemocratico e cattolicodemocratico hanno una lunga vita alle spalle, il PD è giovane, ha poco più di due anni. Per spiegare alcuni dei problemi e delle difficoltà che ne hanno caratterizzato la breve esistenza e che ancora si fanno sentire, vorrei ricorrere alla metafora di una giovane coppia formata da due coniugi (o conviventi, scegliete voi) già maturi.

I due hanno constatato che esistono molte affinità fra loro, si piacciono, credono entrambi ad alcuni valori forti, hanno ideali che lasciano prevedere scelte comuni, pensano di poter vivere bene insieme, e decidono di unire i loro destini. Decidono anche di mettere nero su bianco ciò che li accomuna (il Manifesto dei valori) ed alcune regole di comportamento a cui attenersi (il Codice etico).

Ma la lunga vita da “single” ha fatto sì che ciascuno di loro abbia assunto proprie abitudini e stili di vita, abbia i propri gusti ,sia affezionato ai propri “riti”  e tradizioni, e questo nel quotidiano crea una certa estraneità e produce difficoltà ed incomprensioni, tanto che qualche volta viene voglia di separarsi e magari tornare alle vecchie amicizie.

Ma poi si ricordano le ragioni forti che sono alla base della scelta di  unirsi, e si continua a stare insieme, ma ciascuno fa molta fatica ad assumere i costumi ed i modi di vita (che sono anche “formae mentis”) dell’altro.

La convivenza poi è talvolta complicata dal fatto che uno dei due coniugi è più debole, ed ha quasi l’impressione di essere ospite in casa altrui, costretto  ad accettare, “pro bono pacis”, le abitudini, gli usi ed i costumi dell’altro. I due inoltre avevano voluto una casa aperta e speravano che essa sarebbe stata frequentata da altri amici di gusti affini ai loro, ma scoprono che in realtà sono sempre più soli.

Che possono fare per salvare la loro unione e rilanciarla secondo le speranze originarie ?

Abbandoniamo la metafora, che come ogni metafora non può rappresentare compiutamente l’originale, anche perchè questo non riguarda persone singole ma soggetti collettivi.

Nel  momento in cui hanno deciso di fondersi nel PD, gli esponenti del riformismo socialdemocratico e cattolico democratico hanno dichiarato di voler fare una cosa nuova, nella quale potessero riconoscersi anche esponenti di altre culture riformiste (liberaldemocratici, verdi) e strati di società civile fino ad allora lontani dall’impegno politico attivo.

Per fare questo era però necessario che ciascuno conservasse del proprio passato valori e idealità profonde, ma fosse pronto a mettere in discussione ed a rinunciare (certo, dolorosamente) alle abitudini ed alle “liturgie” tipiche della propria tradizione. Finora non è stato così, occorre serenamente riconoscerlo: qualcuno ha parlato giustamente  di “fusione fredda”.

L’auspicata integrazione fra le diverse culture riformiste ed i rispettivi esponenti, soprattutto a livello di base, nei circoli del partito, è mancata, salvo limitate eccezioni. Il fatto è che vivere bene insieme tra diversi non è affatto facile. Richiede, soprattutto a chi ha un’identità forte, la rinuncia ad imporre, nei fatti, il proprio stile e le proprie consuetudini: si tratta di fare dei passi indietro perchè altri possano fare dei passi in avanti.

L’enfasi va posta non su ciò che siamo stati in passato, da separati, ma su ciò che vogliamo essere in futuro, insieme.

Sono ben consapevole che tutto ciò ha un costo. D’altra parte ogni cambiamento, per essere effettivo, implica anche l’abbandono delle certezze e delle sicurezze del passato.

A questo punto è importante conoscersi, parlarsi e, soprattutto, sapere ascoltarsi, apprezzare i valori dell’altro e, se possibile, riconoscerli come propri, e sono da incoraggiare tutte le occasioni che vanno in questa direzione.

La sintesi, tratta da una parabola evangelica, potrebbe essere: “Vino nuovo in otri nuovi”.

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