Un referendum viziato dall’ideologia

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 19 marzo, 2013

I promotori

I promotori

Il prossimo 26 maggio i cittadini bolognesi saranno chiamati ad esprimersi sul referendum consultivo promosso dal “Comitato art.33”, riguardante il finanziamento (poco più di un milione di euro) che il Comune di Bologna ogni anno eroga alle scuole dell’infanzia private paritarie e che i promotori ritengono dovrebbe al contrario essere destinato ad un potenziamento della scuola pubblica.

Conosco piuttosto bene la materia dal momento che facevo parte del Consiglio comunale che il 16/10/2007 approvò la delibera n.183 con la quale si superava il buono scuola individuale (introdotto dalla giunta Guazzaloca) e si dava vita al sistema di convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata tuttora in vigore, basato su contributi fissi e su contributi variabili, in ragione, questi ultimi, di indicatori di criticità o di qualità verificati scuola per scuola.

Attraverso questo sistema incentivante (con parametri variabili anno per anno sulla base di obiettivi di miglioramento) si puntava ad una graduale e progressiva assimilazione tra scuole pubbliche (statali e comunali) e private, tutte parte dell’unico sistema cittadino integrato di scuola dell’infanzia.

Qualche esempio d‘indicatori di qualità: l’adozione di un sistema tariffario differenziato per redditi con tariffe inferiori ad un certo tetto, di bilanci trasparenti e confrontabili, di una carta dei servizi, l’adesione al progetto d’informatizzazione delle procedure d’iscrizione a scala cittadina ecc. ecc.

Per decidere come votare al referendum non si tratta, a mio avviso, di chiedersi se si preferisce la scuola pubblica o quella privata: le mie tre figlie hanno avuto a suo tempo la fortuna/opportunità di frequantare la scuola dell’infanzia comunale ed io ne sono un convinto sostenitore, ma non per questo posso nascondermi quali sarebbero le conseguenze della eliminazione del contributo finanziario del Comune alle scuole private paritarie.

C’è chi ritiene che questo provocherebbe la chiusura di buona parte delle scuole private. Io sono più propenso a ritenere che ciò si tradurrebbe piuttosto in un consistente aumento delle rette. E questo renderebbe ancor più iniqua la situazione d’ingiustizia che già oggi esiste tra i quasi 7000 bambini che frequentano le scuole dell’infanzia pubbliche (comunali, in prevalenza, e statali) e gli oltre 1800 accolti dalle private. Per i primi (quelli che frequentano le sezioni comunali costano al Comune – consuntivo di contabilità analitica 2011 – 6912 € ciascuno all’anno) le famiglie non pagano alcuna retta, a parte la refezione scolastica: il commissario Cancellieri aveva previsto una retta di 250 € all’anno che Merola si è affrettato ad eliminare. Per i secondi (che costano al Comune 689 €, cioè dieci volte meno) le famiglie (in molti casi non particolarmente abbienti e che non hanno scelto volontariamente la scuola privata) pagano rette già oggi assai onerose.

Io credo che i promotori del referendum, che appartengono alla sinistra (SeL, Fiom, parte della CGIL) dovrebbero affrancarsi da una visione marcatamente ideologica che copre ed aggrava di fatto una condizione di forte sperequazione.

Commenti dei lettori

Caro Paolo, non ti seguo…
Il contributo del comune agevola chi sceglie le private… a mio parere è proprio incostituzionale!
“Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.”
Il Comune di Bologna è o non è un pezzo dello Stato? Che c’entra l’ideologia?
Ciao
Vittorio

#1 
Scritto da Vittorio Marletto il 19 marzo, 2013 @ 18:40

Gentile dott. Natali, lei afferma: “Per i secondi (che costano al Comune 689 €, cioè dieci volte meno) le famiglie (in molti casi non particolarmente abbienti e che non hanno scelto volontariamente la scuola privata) pagano rette già oggi assai onerose.

Il problema è proprio questo: NESSUNA FAMIGLIA DEVE ESSERE COSTRETTA A SCEGLIERE LA SCUOLA PRIVATA perchè in quella pubblica non c’è posto. L’art. 33 della Costituzione è chiarissimo: “La istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Un diritto non si “svende” neppure per 689o 6912 euro.

#2 
Scritto da Giovanni Cocchi il 19 marzo, 2013 @ 19:10

In tutta sincerità, caro dott. Natali, credo che sia lei a doversi affrancare da una visione marcatamente ideologica. La sperequazione esiste dove ci sono rette e non c’è un reale accesso alla cultura e ai saperi.
I bolognesi non la berranno. Neanche questa volta.

#3 
Scritto da Johnny il 19 marzo, 2013 @ 22:32

caro Paolo, tra i sostenitori ci sono anche i 5stelle!! Auguri. Occorre diffondere le cose che dici. Ed anche organizzare un fronte che sostenga le ragioni di un sistema integrato. L’idea del PD di fare gli stati generali della scuola dell’infanzia mi sembra buona. Cosa ne dici?

#4 
Scritto da remo il 20 marzo, 2013 @ 00:07

Caro Vittorio, so bene che un’interpretazione letterale della Costituzione si oppone a qualsiasi contributo pubblico alle scuole private, ma mi pare che, se guardiamo alla sostanza del problema, tale interpretazione si traduca in un’enorme ingiustizia sociale, perchè una buona parte delle famiglie non è che scelga le private ma vi è costretta dall’impossibilità di garantire la scuola pubblica a tutti coloro che ne fanno richiesta.

#5 
Scritto da Paolo Natali il 20 marzo, 2013 @ 11:38

L’art.33 della Costituzione è contraddetto dalla realtà, nel senso che il pubblico non riesce ad assicurare la scuola pubblica a tutti i richiedenti e questo lascia spazio ad un’iniziativa privata che non mi pare scandaloso venga sostenuta dal pubblico stesso, con oneri assai inferiori a quelli che il pubblico dovrebbe sostenere per dare a tutti il diritto che l’art.33 prevede.

#6 
Scritto da Paolo Natali il 20 marzo, 2013 @ 11:42

Non so cosa replicare ad affermazioni così apodittiche e poco argomentate. Grazie comunque del suo contributo

#7 
Scritto da Paolo Natali il 20 marzo, 2013 @ 11:43

Grazie caro Remo. Mi sembra un’ottima proposta se potrà servire a fare chiarezza ed a rilanciare un sistema integrato pubblico-privato qualificato.

#8 
Scritto da Paolo Natali il 20 marzo, 2013 @ 11:45

gentile dott. Natali, lei dice: L’art.33 della Costituzione è contraddetto dalla realtà

Sono perfettamente d’accordo con lei, ma ne traggo una conseguenza opposta alla sua: non é la Costituzione che deve adeguarsi alla realtà, é la realtá che deve adeguarsi alla Costituzione. E’ stata scritta proprio per questo!

#9 
Scritto da Giovanni Cocchi il 21 marzo, 2013 @ 01:51

Quello che mi pare lei dimentichi, dottor Natali, è il fatto che quanto non speso dalla Repubblica viene speso dai cittadini tramite le rette. E mi pare non abbia neppure presente che la gran parte delle scuole private paritarie sono confessionali. Centinaio di famiglie laiche, proprio perchè la scuola pubblica non riesce a coprire la domanda, sono costrette ad iscrivere i propri figlioli a scuole religiose, accettando obtorto collo un’impostazione confessionale. Siamo ai limiti della violazione della libertà religiosa! Senza parlare dell’effetto di segregazione inversa che esiste nelle scuole private e che viene amplificato dall’intervento pubblico (tanto per fare un piccolo esempio, in questo anno scolastico i bambini con disabilità iscritti alle scuole private sono 11, alle scuole pubbliche 150).

#10 
Scritto da giorgio tassinari il 21 marzo, 2013 @ 02:28

E’ vero: cominciamo ad adeguare la realtà alla Costituzione nel senso che il pubblico realizzi scuole dell’infanzia per tutti i richiedenti e poi eliminiamo il contributo alle private.

#11 
Scritto da Paolo Natali il 21 marzo, 2013 @ 09:22

La ringrazio dott.Tassinari. Ho anche letto il suo contributo su Repubblica. Nel merito delle questioni che pone:
1) non dimentico affatto che quanto non spende il sistema pubblico lo spendono le famiglie attraverso le rette. E’ proprio per questo che credo che queste rette non dovrebbero essere ulteriormente appesantite a seguito del venir meno del contributo pubblico.
2) circa l’mpostazione confessionale “subita” dalle famiglie laiche credo che lei abbia ragione sul piano teorico. Dopo di che penso che si tratterebbe di verificare caso per caso quanto sia marcata e pesante tale impostazione. Infatti credo che non ci siano più religiose (suore) nelle scuole e che le insegnanti (laiche) s’impegnino più in una valida attività pedagogica che catechetica. Penso infine che le famiglie abbiano tutto il diritto di controllare quanto avviene nella scuola e di contrastare eventuali “impostazioni confessionali” eccessivamente invasive.
3) circa l’inserimento dei bambini con disabilità posso solo dire che questo è uno dei punti che, attraverso le convenzioni esistenti, debbono rendere le scuole private paritarie del tutto simili a quelle pubbliche. L’eventuale diniego di accesso di un bambino disabile in una scuola privata, così come qualsiasi altra forma di discriminazione, dovrebbe essere (e di fatto credo sia) motivo di revoca della convenzione e del contributo pubblico.

#12 
Scritto da Paolo Natali il 21 marzo, 2013 @ 09:39

Caro Paolo, apprezzo e condivido la tua riflessione. Resto un po’ di sale a leggere invece alcuni dei commenti qui sopra, intrisi di un furore ideologico a mio avviso degno di miglior causa.
Agli estensori di tali commenti ricordo che non vi è dubbio sulla legittimità costituzionale dei contributi alle paritarie, ma qualora loro lo avessero perché non li impugnano davanti alla corte costituzionale?
E se invece vogliono promuovere una norma interpretativa della costituzione nel senso da loro auspicato, perché non ne fanno una battaglia/referendum nazionale?
E, ammessa e non concessa la follia di una battaglia che si rivolge al comune e non allo stato come sarebbe appropriato, quale è il senso di farlo proprio a Bologna, comune che ha il 60% delle materne comunali e il più basso tasso di paritarie rispetto a tutte le altre città della regione e d’Italia?
Infine, a chi pensa che basti enunciare un principio perché le risorse si materializzino per consentire di applicarlo, ricordo che se l’Italia è in queste condizioni è proprio perché chi l’ha a lungo governata pensava come loro, ossia che si potesse decidere di spendere anche senza avere la copertura…

#13 
Scritto da Giuseppe Paruolo il 21 marzo, 2013 @ 10:40

Grazie Giuseppe del tuo contributo.

#14 
Scritto da Paolo Natali il 21 marzo, 2013 @ 18:04

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  1. Ancora sul Referendum  on maggio 5th, 2013 @ 09:50

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