In ricordo di Serafino D’Onofrio

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 25 marzo, 2022

Serafino DOnofrio

Serafino D'Onofrio

Ho conosciuto Serafino D’Onofrio nella primavera del 2004, quando fummo entrambi eletti in Consiglio comunale, dopo l’entusiasmante campagna elettorale e l’elezione a sindaco di Bologna di Sergio Cofferati. Facevamo entrambi parte della coalizione di maggioranza, io appartenente alla Margherita (confluita poi nel 2007 con i Democratici di Sinistra nel Partito Democratico), Serafino, proveniente da una cultura politica socialista, eletto nella lista Società Civile Di Pietro-Occhetto, che cambiò poi il suo nome in Società Civile-Il Cantiere. Di fatto D’Onofrio, insieme ai due consiglieri dei Verdi (Celli e Panzacchi) e ai due di Rifondazione Comunista (Monteventi e Sconciaforni) diede vita al raggruppamento informale de “L’altra sinistra” che assunse fin da subito un atteggiamento critico, appunto da sinistra, nei confronti della giunta Cofferati.

Di questo gruppo Serafino rappresentava l’anima ironica fino ad un pungente sarcasmo ma sempre rispettosa e mai offensiva. Ascoltavo con interesse i suoi interventi anche quando non ne condividevo (e non glielo mandavo a dire) il contenuto. In ogni caso le polemiche con D’Onofrio non erano mai accompagnate da rancore: il suo sorriso stemperava e sdrammatizzava sempre il dissenso e riportava la relazione interpersonale su registri amichevoli. Qui veniva fuori la sua origine partenopea, rivelata dal suo accento. Era nato infatti a Napoli nel 1952, ma era ormai bolognese d’adozione, giunto tra noi all’età di 25 anni. E nella nostra città ha vissuto tutta la sua vita affettiva, professionale e d’impegno civile e politico.

Sposato con due figli, laureato in giurisprudenza, ha lavorato in Trenitalia. Dirigente sindacale e politico nel Partito Socialista Italiano è stato anche consigliere di quartiere a S.Stefano ed amministratore nell’ Azienda Trasporti Consortile. Ha poi operato, assumendo anche cariche dirigenziali, in diverse associazioni culturali e sportive, unendo all’impegno nella società civile una forte sensibilità politica.

Ma vorrei tornare agli anni della comune ed entusiasmante esperienza in Consiglio comunale. L’arguzia di Serafino, accompagnata anche da una brillante capacità espositiva, si manifestava oltre che nei suoi interventi in Consiglio anche negli articoli che scriveva periodicamente per il Resto del Carlino, nella rubrica “Il marziano”, nei quali prendeva di mira volta a volta, sempre con garbo ed ironia, personaggi o situazioni della vita politica e istituzionale cittadina. Erano momenti che alleggerivano un po’ l’atmosfera, di solito seria e paludata, dell’aula consiliare. Facevano il paio con le vignette satiriche che il consigliere Celli sfornava a ripetizione durante le sedute del Consiglio. Non vorrei che pensaste che il clima di quel Consiglio comunale fosse soltanto o prevalentemente goliardico. In realtà la politica e l’amministrazione erano e sono una cosa seria trattata con serietà e competenza.

E D’Onofrio faceva la sua parte in questo senso, ma ci aggiungeva qual tanto di leggerezza e di distacco che lo rendeva simpatico ed amico (al di là dell’occasionale dissenso politico) ai suoi…… compagni di banco, ed io ho avuto il piacere e l’onore di essere tra questi. Per non essere in quei giorni composi una delle mie filastrocche, dedicata al Consiglio comunale, nella quale dedicavo qualche verso a ciascuno dei suoi membri. Ecco cosa scrissi per Serafina.

Il d’Onofrio, Serafino,

pur da solo, poverino,

rappresenta (come fa?)

la civile società.

Chi vuol essere informato

il suo sito ha visitato

soprattutto per gustare

le vignette fini e rare

che in Consiglio o in Commissione

Celli sforna a profusione,

tra uno sfogo e un intervento

su piccioni o inquinamento.

Esaurita la parentesi istituzionale Serafino si è di nuovo buttato nell’impegno sociale e civile che ha caratterizzato tutta la sua vita, ricoprendo la carica di Presidente provinciale dell’A.I.C.S. (Associazione Italiana Cultura e Sport) che ha la sua sede nel nostro Quartiere, in via S.Donato n.146 2/C. Qui ero stato a trovarlo non molto tempo fa. Avevamo parlato dei nostri rispettivi percorsi politici e di vita, ricordando con molta gioia quei cinque anni passati sui banchi del Consiglio comunale e rinnovando sentimenti di stima e di amicizia.

Avevo ritrovato intatto il Serafino che ricordavo, il suo sorriso, il suo accento napoletano, il suo calore umano.

La notizia della sua morte non mi ha sorpreso perchè da un comune amico avevo saputo della sua recente ed implacabile malattia.

In tutti i commenti alla sua scomparsa che mi è capitato di leggere nei giorni scorsi ed in particolare in quello che hanno scritto tanti suoi giovani collaboratori nella newsletter dell’A.I.C.S., nelle loro parole sincere e non di circostanza ho trovato ancora il sorriso e lo sguardo buono di Serafino D’Onofrio. Mi mancherà e mancherà al nostro Quartiere ed a Bologna.

P.S. Leggo che nell’accordo tra Comune, Governo ed FS per la rigenerazione di aree ferroviarie c’è anche il Dopolavoro di via Serlio, adibito ad attività ricreative, sportive e culturali. Perchè non intitolare proprio il Dlf a Serafino D’Onofrio, che in ferrovia ha lavorato e che ha speso la sua vita con grande impegno civile e politico proprio in questi settori?

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