Qualche considerazione sulla guerra in Ucraina

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 16 marzo, 2022

Guerra in Ucraina

Guerra in Ucraina

In questi venti giorni di guerra in Ucraina, le immagini, gli articoli di stampa, i filmati, ci hanno fatto provare angoscia, indignazione, paura, pietà, solidarietà…… Abbiamo cercato di capire, di formarci un’opinione, di formulare ipotesi che contenessero una speranza di soluzione al dramma che la popolazione ucraina sta vivendo.

Da tutto ciò che ho visto ed ho letto in questi venti giorni ricavo alcune certezze che condivido con la quasi totalità dei miei interlocutori ed una domanda a cui do risposta con qualche dubbio.

Le certezze.

Netta la condanna nei confronti di Putin che ha scatenato la guerra invadendo e bombardando l’Ucraina.

Giusta l’applicazione di sanzioni economiche nei confronti della Federazione Russa.

Doveroso ogni aiuto umanitario al popolo ucraino sia sul posto che attraverso l’accoglienza dei profughi.

Auspicabile che si giunga al più presto ad un cessate il fuoco ed alla pace a seguito di un negoziato che, attraverso equilibrate concessioni reciproche, restituisca all’Ucraina la sovranità sulla maggior parte del proprio territorio.

Ci sono poi altri aspetti sui quali evito di pronunciarmi con la stessa sicurezza, o perchè mi sembrano irrilevanti rispetto alla gravità della situazione attuale (ad esempio tutto il dibattito sulle responsabilità remote della Nato e dell’occidente), o perchè mi ritengo incompetente (per quanto riguarda lo status di neutralità futura dell’Ucraina, l’adesione auspicabile alla Comunità europea, e quella improbabile alla Nato).

Ma c’è un punto sul quale il dibattito ed il confronto è particolarmente acceso ed è quello che riguarda la domanda: “E’ legittimo ed opportuno aiutare la resistenza ucraina attraverso la fornitura di armi?”

Su questo interrogativo ho letto di tutto in questi giorni.

Articoli di Vito Mancuso sulla Stampa e di Luigi Manconi su La Repubblica, per citarne solo alcuni, che argomentano e rispondono in senso affermativo. Articoli di Lorizio su Avvenire, di Luciano Canfora su Il Domani e di Donatella Di Cesare che argomentano e rispondono in senso negativo.

Ieri il Corriere della Sera riporta due pareri opposti, quello di Raphael Glucksmann (“Aiuti agli aggrediti o l’Europa non conoscerà mai più la pace”), quello di Carlo Rovelli (“Ecco perchè penso che mandare armi a Kiev si rivelerà un errore”). Tra le argomentazioni utilizzate da quest’ultimo ce ne sono alcune che mi lasciano perplesso. Dice Rovelli: “In questa guerra c’è la stessa logica delle faide fra bande, in cui l’ultima grave offesa autorizza a far crescere lo scontro”. Commento: non mi pare che un aiuto a difendersi da un’aggressione equivalga ad un salto di livello nell’uso della violenza. O anche: “In questa guerra vale la logica dei litigi fra individui, in cui entrambi si convincono, spesso a ragione, di essere vittime”. Obiezione: ma se un individuo aggredisce e minaccia un altro, questi potrà pure difendersi ed essere aiutato a farlo.E infine: “Per evitare missili sovietici a Cuba gli Stati Uniti sono stati pronti a sfiorare la guerra nucleare. Non è incomprensibile che il Cremlino faccia lo stesso”. Rovelli sembra trascurare il fatto che gli Stati Uniti non hanno invaso o bombardato Cuba.

A questo punto vorrei riprendere un ultimo articolo del teologo Severino Dianich che in un post su Il Sismografo pone la domanda: “Chi potrebbe negare ad un popolo aggredito il diritto di difendersi anche con le armi?”. In sintesi Dianich scrive: Sono andato a rivedermi il Catechismo della Chiesa Cattolica e osservo che vi si raccomanda di “considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale”. Fra queste se ne riporta una: “Che ci siano fondate condizioni di successo” (n. 2309). Penso che non sarebbe facile contestare il buon senso e la ragionevolezza di questa condizione. L’Ucraina aggredita ha davvero davanti a sé “fondate condizioni di successo”? E’ ben difficile pensare – conclude Dianich - che l’esercito ucraino possa prevalere sull’enorme potenza militare della Russia. Da ciò Dianich trae motivo per sostenere che fornire armi all’Ucraina sia un errore.

Le motivazioni di Dianich non possono lasciare indifferente un credente. Pertanto ho consultato il Catechismo e riporto integralmente i due paragrafi che mi sembrano più pertinenti rispetto al tema.

2265 La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l`ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell`autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità.

2309 Si devono considerare con rigore le strette condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza militare. Tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente: che il danno causato dall`aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo; che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci; che ci siano fondate condizioni di successo; che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione. Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della “guerra giusta”. La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune.

Alla luce dei due paragrafi mi sembra di poter commentare così l’affermazione (un po’ troppo apodittica) di Dianich.

1) Valutare se la resistenza armata di un popolo aggredito abbia o meno fondate condizioni di successo penso sia più difficile di quanto sostiene Dianich.

2) Fornire armi ad un popolo aggredito ha proprio lo scopo di aumentare queste condizioni di successo.

3) La valutazione può mutare nel tempo ed è affidata al “giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune”, cioè di governanti legittimati dal consenso democratico.

La conclusione che mi sembra di poter trarre è che la decisione circa la resistenza armata all’invasore (e, conseguentemente, la legittimità di fornire aiuto attraverso apparecchiature militari) è affidata ad una valutazione responsabile dei governanti che va aggiornata via via alla luce degli sviluppi della guerra e del sacrificio in termini di vite umane che essa comporta.

Aggiungo, per completezza di documentazione, il testo dell’art.51 della Carta delle Nazioni Unite a proposito della legittima difesa nel diritto internazionale.

Carta delle Nazioni Unite

Articolo 51

Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le misure prese da Membri nell’esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell’azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale.

Commento. Mi pare indiscutibile che la difesa armata di uno stato nei confronti dell’aggressore (e quindi anche l’aiuto militare da parte di altri stati) sia considerata legittima. Purtroppo manca qualsiasi possibilità di dare attuazione a quanto potrebbe decidere (intervento di peacekeeping) il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, a causa del diritto di veto da parte della Russia.

Commenti dei lettori

Caro Paolo,
Condivido le tue riflessioni ben argomentate!
In ogni caso una riflessione sulla evoluzione storica dello scenario dalla dissoluzione dell’URSS in poi non mi pare di secondaria importanza (pur nella urgenza del momento e considerando la indiscutibile e criminale responsabilità di Putin). Ciò richiede una analisi retrospettiva complessa (che non trascuri gli errori rilevanti da parte “nostra”) ma assolutamente utile all’Occidente per un futuro vero di pace.

#1 
Scritto da Gianfranco Gualdrini il 16 marzo, 2022 @ 14:11

concordo pienamente.

#2 
Scritto da Carlo Finelli il 16 marzo, 2022 @ 23:33

Grazie Carlo.

#3 
Scritto da Paolo Natali il 17 marzo, 2022 @ 09:38

Hai pienamente ragione Gianfranco! Grazie per il contributo.

#4 
Scritto da Paolo Natali il 17 marzo, 2022 @ 09:39

Condivido quello che hai scritto, aggiungo, per quanto riguarda la valutazione sulle “fondate condizioni di successo” che la situazione attuale(ma ovviamente non è definitiva) sembra mostrare che gli Ucraini hanno qualche possibilità…. Nella valutazione del problema non bisogna dimenticare qual’è la volontà degli Ucraini stessi e la loro scelta di opporsi che appare unanime…
Quando il catechismo della Chiesa Cattolica parla di “bene comune” si deve intendere, a mio parere, prima di tutto, nel nostro caso, il valore della libertà poi anche quello di un giusto sentimento di identità nazionale… e con queste e altre riflessioni rimane il fatto che noi opponiamo
considerazioni razionali a una realtà che è scandalosamente irrazionale… a presto franco

#5 
Scritto da franco il 26 marzo, 2022 @ 16:39

Sono molto d’accordo. Aggiungo che la scelta di una difesa popolare non violenta, in alternativa alla difesa armata, la dovrebbero fare gli ucraini. Non la possiamo fare noi al posto loro.

#6 
Scritto da Paolo Natali il 27 marzo, 2022 @ 08:51

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