Per un welfare di comunità a Bologna

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 12 novembre, 2020

Case di Quartiere

Il welfare di comunità implica lo sviluppo ed il potenziamento di alcuni servizi di prossimità, che hanno come protagonisti il Comune, i Quartieri, ASL, ASP e Terzo settore.

Può essere utile a tale scopo recuperare lo spirito e le esperienze della Bologna degli anni ‘ 70 (La febbre del fare).

Ero allora Presidente della Commissione servizi sociali del quartiere S.Donato. Sindaco Renato Zangheri. Assessori Eustachio Loperfido alla sanità ed Ermanno Tondi all’assistenza.

Innovazione nei servizi: nascono i poliambulatori. Si inaugurano i primi asili nido. Nascono i Consorzi socio-sanitari, strumento organizzativo ed istituzionale della integrazione tra i servizi sociali e sanitari. Nascono le Equipes medico-psico-pedagogiche per la chiusura delle scuole speciali e l’ inclusione dei bambini svantaggiati. Vengono assunti dei sociologi. E’ grande la partecipazione dei cittadini attraverso i Quartieri e le assemblee dove si sottolinea l’importanza della prevenzione. Le graduatorie per l’ammissione ai nidi sono gestite dai Quartieri.

Oggi più che inaugurare nuovi servizi vanno ripensati e potenziati alcuni servizi già esistenti quali:

1) Le case della salute. Non un nuovo nome dei poliambulatori di quartiere ma punti di snodo della sanità territoriale, riferimento per i medici di base, per gl’infermieri di territorio e per i cittadini, punto di integrazione tra i servizi socio-assistenziali ed i servizi sanitari del territorio.

2) Le case di quartiere. Rappresentano l’opportuna trasformazione e rilancio dei Centri sociali (meglio conosciuti come Centri anziani). Dovranno essere il luogo di coordinamento delle associazioni del territorio in rapporto con i servizi sociali e di progettazione, di organizzazione e sviluppo dei progetti di cittadinanza attiva e delle relazioni interpersonali con particolare riferimento alle persone fragili.

3) Le Biblioteche di quartiere. Luoghi di promozione culturale ed educativa e della partecipazione dei cittadini.

4) Mense popolari e della Caritas.

Anche dal punto di vista della partecipazione a Bologna ci sono esperienze significative ed utili strumenti che vanno rilanciati od estesi dall’ambito delle infrastrutture a quello del welfare come ad esempio:

Piani di zona, Bilancio partecipativo, Patti di cittadinanza, Laboratori di quartiere, Agenda delle priorità di quartiere. Importante è l’attività della Fondazione per l’Innovazione urbana.

Altri temi importanti sono:

Il rapporto pubblico/privato. La sussidiarietà. Il pubblico non deve necessariamente gestire tutto ma regolare, accreditare e controllare.

La quantità di servizi offerti ed i meccanismi di accesso (ISEE ecc.).

Il Reddito di cittadinanza, o, meglio, il Reddito di inclusione gestito dai servizi sociali territoriali.

L’ immigrazione: indispensabile una nuova legge che superi la Bossi-Fini e che permetta una gestione fisiologica del fenomeno (quote ecc.)

Le politiche abitative, co-housing, RSA vs Assistenza domiciliare. Le solitudini.

In termini di partecipazione vorrei sottolineare l’ importanza del Bilancio partecipativo. Si potrebbe utilizzare questa esperienza per estenderla all’ambito del Bilancio preventivo e consultivo.

Il Bilancio economico consuntivo è assai interessante e contiene numerosi dati ed informazioni: obiettivi operativi, indicatori, piano delle performances e degli obiettivi in dettaglio, costi per missioni (mancano tuttavia i costi per unità di prodotto).

Se si esamina il Bilancio consuntivo del 2019 si vede che gli obiettivi sono stati realizzati al 91,80%! Il che fa pensare ad obiettivi proposti dai dirigenti, non particolarmente sfidanti.

Perchè allora non pensare ad un sistema di obiettivi/indicatori più semplice sul quale coinvolgere i cittadini e le associazioni, magari organizzate in Consulte permanenti, nella fissazione degli obiettivi, in fase di bilancio preventivo, e nel monitoraggio e nella verifica dei relativi indicatori in fase di bilancio consuntivo?

E i cattolici? E’ bene che si coinvolgano , come singoli e attraverso le associazioni, nella vita dei servizi  locali , utilizzando tutte le occasioni di partecipazione e di presenza che vengono offerte, come ad esempio le Case di quartiere. E’ necessaria un’opera di sensibilizzazione e di informazione a tale riguardo, inserendo magari il tema cultura/amministrazione/politica entro gli ambiti delle assemblee ecclesiali di zona (non solo catechesi, carità, giovani, liturgia).

NOTA.

Vorrei segnalare il Documento “Bologna riparte”, raccordato con Agenda 2030 ed i relativi obiettivi, che contiene una approfondita Analisi dei rischi e delle opportunità post pandemia. C’è poi un capitolo, con relativo allegato, dedicato a “Nuove linee di sviluppo di un welfare di prossimità, plurale ed integrato. Sanità e welfare per una salute di comunità. Ipotesi di lavoro e proposte.”

Di grande interesse è anche il contributo di Flavia Franzoni (“Il welfare anche in un’ottica locale”) all’interno del documento “La Bologna che vorremmo” dell’Istituto De Gasperi.

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