Chi ha paura delle prove Invalsi?

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 4 maggio, 2017

Invalsi

Ieri a scuola di mio nipote (5^ elementare) erano previste le prove Invalsi d’italiano. Un’insegnante, che evidentemente aderisce ad un sindacato che si oppone alla effettuazione delle prove, ha deciso di scioperare, senza peraltro preavvertire le famiglie (pare che non sia obbligatorio). Potete immaginare la confusione ed il disagio che si è generato. I genitori i cui bambini frequentano il prescuola hanno saputo dello sciopero quando già erano al lavoro, gli altri al momento dell’accompagnamento dei figli a scuola. A questo punto si è scatenato un convulso e disordinato scambio di comunicazioni via wathsapp, sms ecc. (ma come si faceva quando non c’erano i cellulari?) che ha prodotto nervosismo, perdite di tempo, ritardi sul lavoro ed altri contrattempi (ad esempio il pagamento della mensa che non è stata utilizzata ma che non si era riusciti a disdire).
Se lo scopo dello sciopero è quello di protestare direttamente contro le prove Invalsi ed indirettamente contro il Ministero dell’istruzione, penso innanzitutto che i genitori dovrebbero essere coinvolti nella lotta come alleati, rendendoli consapevoli delle motivazioni dello sciopero (il che non è stato fatto) ed evitando di creare loro disagi inutili e contriproducenti.
Non vivo all’interno della scuola e non ho elementi per esprimermi nel merito delle prove Invalsi (contenuti, modalità, finalità ecc.). Tendenzialmente sono favorevole in ogni settore alle valutazioni ed alle misurazioni del lavoro e della sua efficacia. Tuttavia, rispetto alle motivazioni dello sciopero mi sembrerebbe più serio, da parte di un sindacato, impegnarsi per contribuire a modificare le prove Invalsi, piuttosto che organizzare l’ astensione dal lavoro.

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