Dopo le primarie del PD

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 2 maggio, 2017

Considero assai positivamente il risultato delle “cosiddette” primarie del PD di domenica 30 aprile (“cosiddette” in quanto si eleggeva direttamente il segretario del partito che, anorma di statuto, sarà anche il candidato premier del PD alle prossime elezioni politiche per le quali, tuttavia, è ancora incerto il sistema elettorale).
Sono contento del risultato non solo in quanto sostenitore di
Matteo Renzi ma anche come iscritto del PD: quasi due milioni di votanti in una domenica nel mezzo di un ponte sono una bella prova di democrazia diretta (nel quadro di una democrazia rappresentativa) e di vitalità del Partito Democratico.
Ci sarà tempo e modo per ulteriori analisi politiche. Per il momento mi limito a due considerazioni.
La prima
. Da parte dei sostenitori di Orlando e di Emiliano (come ad esempio il segretario della federazione di Bologna Critelli) si è sottolineata la responsabilità di tenere unito il partito che grava sul nuovo segretario. Questo è vero ma mi sembra onesto aggiungere che una responsabilità non minore grava sugli esponenti della minoranza. Ciascuno insomma deve fare la sua parte: Renzi deve dare prova di una maggiore capacità di ascolto delle proposte della minoranza, ma gli esponenti della minoranza, a loro volta, una volta assunta una determinazione, devono sentirsi impegnati nel sostenerla, senza sparare a palle incatenate contro Renzi come fatto prima del 4 dicembre da parte di chi poi ha abbandonato il PD. Chi ha giustamente deciso di fare la propria battaglia rimanendo all’interno del partito, deve ora accettarne il risultato, godendo di tutte le prerogative che spettano alla minoranza: penso che questo sia il sentimento della stragrande maggioranza dei sostenitori di Orlando ed Emiliano, almeno di quelli che io conosco e stimo.
La
seconda considerazione non è mia ma di Paolo Mieli che ieri sera, ad Otto e mezzo, suggeriva (un po’ provocatoriamente, ma non solo) agli esponenti della sinistra extra PD (da Pisapia agli ex Sel, da Civati a Sinistra Italiana fino agli scissionisti più recenti di art.1 Mdp) di organizzare a loro volta delle elezioni primarie, in modo da misurare le adesioni di cui godono nel paese e da scegliere democraticamente una propria leadership.

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