Le donne e la Chiesa

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 15 maggio, 2016

papafrancesco

Papa Francsco

Nel corso dell’ udienza all’Unione Internazionale Superiore Generali del 12 maggio scorso, papa Francesco, nel rispondere ad alcune domande, ha fatto diverse affermazioni importanti sul ruolo della donna nella Chiesa e si è impegnato ad istituire una commissione che possa studiare l’apertura del diaconato permanente alle donne. Premesso che sarà interessante vedere chi sarà chiamato a far parte di tale commissione, mi pare di poter dire che l’aria nuova che papa Francesco ha portato nella Chiesa con il suo stile pastorale così accogliente ed immediato, deve investire anche l’istituzione attraverso riforme profonde e non v’è dubbio che la “questione femminile” sia tra quelle più attese ed urgenti.

Esiste infatti un divario profondo tra l’apprezzamento che della donna viene fatto in tanti documenti del magistero, ed il ruolo concreto che alla donna stessa è riservato nelle strutture ecclesiali.

Basti ricordare la lettera apostolica “Mulieris dignitatem” (1988) ed ancor più la “Lettera alle donne” (1995), entrambe di Giovanni Paolo II, nelle quali si esalta la figura femminile (il “genio” della donna) con parole molto belle che a me, maschio, crearono quasi imbarazzo, tanto mi facevano sentire quasi un “cristiano di serie B” quanto all’esercizio delle virtù evangeliche ed al cammino verso la santità.

Dopo di che resta il fatto che alla donna non soltanto (e non tanto) è precluso l’accesso al sacerdozio (questione che non è in alcun modo all’ordine del giorno, almeno per ora e per l’immediato futuro) ma è negato anche l’accesso al diaconato permanente che il Concilio Vaticano II (Lumen Gentium n.29) introdusse per “uomini di età matura anche viventi nel matrimonio, e così pure a giovani idonei, per i quali però deve rimanere ferma la legge del celibato”. Qualcuno può pensare che l’esclusione della donna dal diaconato potesse essere motivata dal fatto che in questo modo essa avrebbe avuto accesso al primo dei tre livelli dell’ordine sacro (con possibilità, quindi, di giungere poi più facilmente al sacerdozio). In realtà si è trattato di un’esclusione che ha radici più profonde, perchè alle donne è stato negato l’ accesso anche a ministeri laicali istituiti, come il lettorato e l’accolitato che non hanno nulla a che fare con l’ordine sacro, e questo benchè sia esperienza comune che le donne esercitano di fatto questi ministeri (pensiamo a chi fa catechismo ed a chi esercita la carità nelle nostre parrocchie) ben più degli uomini. Nella nostra diocesi addirittura, a differenza di altre, le donne, a quanto mi consta, non sono nemmeno ministri straordinari dell’eucarestia e non possono distribuire la comunione.

Ma al di là della commissione ci sono altre affermazioni importanti che il papa ha fatto e che a me sembrano davvero nuove.

Innanzitutto il papa motiva la necessità di un ruolo più importante della donna nella Chiesa e di un suo maggiore inserimento nei processi decisionali (oggi molto debole, per ammissione esplicita del papa).

Da un lato è una ragione di pari dignità. “Non è una concessione al femminismo ma è un diritto in quanto battezzata, con i carismi e i doni che lo Spirito ha dato”.

Dall’altro è la convinzione che la donna può introdurre nei processi decisionali un modo nuovo, originale, comunque diverso.”Perché la donna” dice Francesco “guarda la vita con occhi propri e noi uomini non possiamo guardarla così. E’ il modo di vedere un problema, di vedere qualsiasi cosa, in una donna è diverso rispetto a quello che è per l’uomo.”

E’ anche significativo che il papa affermi che “per tanti aspetti dei processi decisionali non è necessaria l’ordinazione” e che quindi l‘accesso a posti di rilievo è permesso anche a laici, maschi e femmine.

Poi è vero che, sia uomini che donne, dobbiamo esercitare fino in fondo il nostro specifico carisma di laici, cioè “l’animazione cristiana dell’ordine temporale” come ha affermato il Concilio, che ci deriva dal vivere nel mondo. Mi pare invece che troppo spesso i diaconi ed i ministri istituiti (fino ad oggi tutti e solo maschi) si vivano ancora come dei simil-preti, assorbiti in un ruolo prevalentemente liturgico.

Così come è significativo che il papa sottolinei l’importanza di come e dove si prendono le decisioni, cioè il ruolo dei Consigli, a tutti i livelli (diocesano, vicariale, parrocchiale), anch’essi un frutto del Concilio Vaticano II ma ovunque in crisi. E’ vero: si tratta di organismi consultivi e non deliberativi (la Chiesa non è una democrazia) ma a certe condizioni potrebbero essere uno strumento importante per allargare ai laici la responsabilità delle decisioni nella Chiesa. C’è ancora molta strada da fare: basti pensare che al recente sinodo dei vescovi sulla famiglia, hanno partecipato e preso la parola soltanto poche coppie di sposi, che pure sono i veri esperti su quello che era il tema al centro dei lavori.

Così il papa: “L’altro pericolo, che è una tentazione molto forte e ne ho parlato parecchie volte, è il clericalismo. E questo è molto forte. Pensiamo che oggi più del 60 per cento delle parrocchie – delle diocesi non so, ma solo un po’ meno – non hanno il consiglio per gli affari economici e il consiglio pastorale. Questo cosa vuol dire? Che quella parrocchia e quella diocesi è guidata con uno spirito clericale, soltanto dal prete, che non attua quella sinodalità.” Parole queste che descrivono alla perfezione la situazione della diocesi di Bologna, prima dell’arrivo del nuovo vescovo mons.Zuppi.

E ancora Francesco: “Per me è molto importante l’elaborazione delle decisioni: non soltanto l’esecuzione, ma anche l’elaborazione, e cioè che le donne, sia consacrate sia laiche, entrino nella riflessione del processo e nella discussione.”

Vedremo se alle parole seguiranno i fatti. Ma le parole sono comunque importanti e nuove.

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