Democrazia parlamentare

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 11 febbraio, 2016

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L'aula del Parlamento

La discussione in Parlamento del disegno di legge sulle unioni civili ha riportato d’attualità l’art.67 della Costituzione («Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato») contro il quale si è duramente pronunciato Beppe Grillo.

Questo articolo della Costituzione fu scritto e concepito per garantire la libertà di espressione più assoluta ai membri del Parlamento italiano. In altre parole, per garantire la democrazia i costituenti ritennero opportuno che ogni singolo parlamentare non fosse vincolato da alcun mandato né verso il partito cui apparteneva quando si era candidato, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori che, votandolo, gli avevano permesso di essere eletto a una delle due Camere. Il vincolo che lo lega agli elettori assume la natura di responsabilità politica.

Come è ovvio, tra l’art.67 della Costituzione e la disciplina di partito occorre trovare un’equilibrio.

Il consentire in alcuni circoscritti e limitati casi (in particolare quando sono in gioco temi etici) la libertà di voto (più che la libertà di coscienza, che non è nella disponibilità di un partito) è un modo per assicurare tale equilibrio.

E’ peraltro evidente che se un parlamentare vota ricorrentemente in difformità dalle indicazioni del partito nella cui lista è stato eletto, si pone, da un lato, la possibilità, da parte del partito stesso, di applicare delle sanzioni (fino alla espulsione dal partito e conseguentemente dal gruppo parlamentare ma non, ovviamente, dal Parlamento), dall’altro la facoltà del parlamentare (per ragioni di coerenza politica) di abbandonare partito e gruppo parlamentare.

L’importante è che tutto ciò avvenga in modo trasparente e alla luce del sole. In tal senso credo che il voto segreto (altro strumento di tutela della libertà del parlamentare rispetto al suo partito) debba essere limitato a casi assolutamente eccezionali.

Il parlamentare insomma,già tutelato dall’art.67 della Costituzione, deve poi assumersi fino in fondo le proprie responsabilità, consentendo agli elettori di conoscere i suoi comportamenti e le sue scelte, in modo da poterne tenere conto alle elezioni successive.

Questo a sua volta esige che i cittadini abbiano la possibilità di scegliere, attraverso le preferenze e/o primarie previste per legge, chi mandare in parlamento.

Per concludere non v’è dubbio che la ricerca di un equilibrio tra libertà degli eletti, prerogative degli elettori e ruolo dei partiti sia difficile.

Ciò che a mio avviso non può stare insieme è la libertà di voto (fuori dalla disciplina di partito) ed il voto segreto che produce opacità ed un clima di sospetto che nuoce gravemente alla democrazia.

Commenti dei lettori

Concordo al 100%. Più volte ho ricordato, (su FB)l’Art. 67 della Costituzione della Repubblica Italiana, troppe volte dimenticato proprio da molti Membri del Parlamento. Non dai cittadini elettori, cui spetta l’onore e l’ONERE di esercitare la responsabilità della sovranità, come da Art. 1 della Costituzione.

#1 
Scritto da Umberto Tadolini il 11 febbraio, 2016 @ 23:33

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