La Commissione De Marchi aveva ragione.
Quindici giorni orsono ho scritto su questo blog un lungo post (”La Commissione De Marchi: un’occasione mancata”) nel quale ricordavo le conclusioni alle quali giunse nel 1970 la Commissione interministeriale De Marchi, istituita a seguito dei catastrofici eventi di dissesto idraulico ed idrogeologico del 4 novembre 1966 (alluvione di Firenze ecc.).
Ieri, 29 novembre, si è svolto a Roma un convegno organizzato dall’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) nel quale è stata presentata un’ampia ricerca realizzata dal CRESME: Rapporto sullo stato di rischio del territorio italiano 2023.
Nel Rapporto CRESME ho trovato molti dati assai interessanti tra i quali estraggo due aspetti che coincidono perfettamente con le conclusioni della Commissione De Marchi e con le mie considerazioni a margine.
1) Il primo riguarda il problema delle competenze in materia di difesa del suolo. Di seguito ho riportato quanto affermato dalla De Marchi (in grassetto) ed il mio commento (in corsivo), seguito da quanto riportato dal CRESME.
La difesa del suolo e del territorio è compito precipuo e di esclusiva spettanza dello Stato e richiede unità di direttive per l’intero territorio nazionale, ma occorrerà la collaborazione anche delle altre istituzioni locali e dei privati. No allo spezzettamento tra le Regioni.
In realtà proprio nel 1970 nacquero le Regioni che rivendicarono proprie competenze in materia di difesa del suolo. Questo diede certamente luogo ad un certo “dissesto istituzionale” e ad una confusione nelle competenze che dura tutt’oggi e che è tra le cause del dissesto fisico del territorio.
Innanzitutto il momento storico-istituzionale che vide la nascita e l’attività della Commissione non era dei più propizi: l’esigenza dichiarata di mantenere in capo allo Stato centrale le principali competenze (e responsabilità) sulla difesa del suolo, si scontrò con la nascita delle Regioni che rivendicarono ed ottennero significativi poteri.
Ciò accrebbe la confusione e la mancanza di coordinamento in una materia complessa: la stabilità ed il consolidamento del territorio dipendono infatti da molteplici opere (idrauliche, idraulico-forestali, idraulico-agrarie, forestali, di bonifica e scolo ecc.) per ciascuna delle quali esiste una normativa che prevede la competenza di molteplici soggetti istituzionali (Stato, Regioni, Province, Comunità montane) e relative strutture tecniche. Inoltre un ruolo importante hanno anche i privati proprietari dei terreni in collina e montagna ed in pianura, attraverso l’attività dei Consorzi di bonifica montana e di pianura.
ANCE – CRESME Rapporto sullo stato di rischio del territorio italiano 2023
Intervenire sulla governance riportando ad un unico soggetto a livello centrale il coordinamento delle varie istituzioni coinvolte.
2) Il secondo riguarda la spesa che La Commissione De Marchi riteneva necessario spendere con continuità per un trentennio allo scopo di mettere in sicurezza il territorio nazionale, corrispondente a 3 miliardi di € all’anno. Tale cifra è inferiore a quanto ha speso lo stato italiano per riparare i danni dovuti al disseto idrogeologico (calcolo del CRESME) senza considerare il sacrificio in vite umane.
De Marchi: La previsione di spesa ammonta ad un totale, per il trentennio, di poco meno di 9.000 miliardi di £, somma che attualizzata ad oggi corrisponde a circa 90 miliardi di €. (3 miliardi all’anno).
Va rilevato che tali cifre comprendono anche le spese di manutenzione delle opere, che la Commissione giudica estremamente importante.
Commento mio: Altra raccomandazione rimasta lettera morta.
Per concludere (anche se molto altro ci sarebbe da dire) vorrei segnalare lo squilibrio tra la spesa prevista dalla Commissione nel trentennio 1970-2000 per la messa in sicurezza del territorio nazionale (90 miliardi di € attualizzati, pari a 3 miliardi all’anno) e la cifra prevista per riparare i danni causati dall’alluvione in Emilia Romagna del maggio 2023: 9 miliardi
Rapporto CRESME: Negli ultimi 20 anni l’Italia è stato il maggior beneficiario del Fondo di solidarietà dell’UE, con oltre 3 miliardi di euro ricevuti, pari a circa il 37% dell’importo totale erogato a 28 Paesi europei (8,2 mld).
NEGLI ULTIMI 13 ANNI TRIPLICATA LA SPESA PER I DANNI DA ALLUVIONI
In Italia dal 1944 a luglio 2023 si stimano danni prodotti da terremoti e dissesto idrogeologico per 358 miliardi di euro a valori 2023.
Tra 1944 e 2009 si sono spesi mediamente 4,2 miliardi di euro all’anno mentre dal 2010 sino ad oggi la spesa è salita a 6 miliardi di euro.
La spesa per riparare i danni degli eventi sismici è rimasta sui livelli storici (circa 3 miliardi l’anno), mentre è triplicata quella del dissesto idrogeologico passata da una media di 1 miliardo all’anno a 3,3 miliardi.
Sa danni da dissesto idrogeologico
1944-2009 66 miliardi 1 miliardo all’anno
2010-2023 46 miliardi 3,3 miliardi all’anno