Un’amica a proposito del generale Vannacci

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 1 settembre, 2023

Vannacci ed il suo libro

Una cara amica mi chiede di ospitare su questo blog (ormai, credo, per pochi intimi) alcune sue riflessioni sulle affermazioni del generale Vannacci.

Lo faccio con piacere, anche perché le condivido pienamente.

Sono consapevole che sull’argomento si sta parlando fin troppo e forse parlando gli si dà troppa importanza, ma di fronte a certe cose non è possibile tacere.

Premetto che non ho letto il libro e probabilmente non lo leggerò. Premetto anche che non voglio entrare nel merito del dritto o meno di esprimere le proprie idee per chi riveste incarichi di responsabilità e che  volutamente mi astengo dal commentare tutte le affermazioni riguardanti gli omosessuali, le femministe, ecc… sulle quali pure ci sarebbe tanto da dire.
Intendo solo riflettere su una delle affermazioni di Vannacci:
“… i tratti somatici della Egonu non rappresentano l’italianità”.
Mi viene spontaneo chiedere se forse mettendoci davanti ad una fotografia dello stesso Vannacci, ovviamente in abiti borghesi, sapremmo dire se l’uomo sia italiano piuttosto che francese o russo o statunitense? I tratti somatici saprebbero dirlo?
Che cosa vuol dire per il generale Vannacci rappresentare l’italianità?
Io mi sento italiana perché sono nata e soprattutto cresciuta in questo Paese, perché parlo la lingua di Dante, perché considero casa mia questa Terra meravigliosa e ricca di bellezze naturali e di opere d’arte, perché ne amo la musica, il cibo,…. perché sento in me radicata la cultura italiana e condivido i valori della migliore Costituzione al mondo, per la quale molti dei nostri padri hanno versato il sangue, affinché anche un Vannacci potesse esprimere liberamente le proprie idee, perché questa è democrazia.

Allora sorge spontanea la domanda su cosa abbia a che fare tutto questo con il colore della pelle, con i tratti somatici!
Una affermazione del genere rappresenta, secondo me, un insulto:
a tutti i cittadini italiani nati da un italiano e da un genitore di un altro Paese, del quale ovviamente portano una ricchezza culturale oltre ad alcuni (più o meno marcati) tratti somatici;
a tutti i nostri figli adottivi italiani, che abbiamo generato, non nella carne ma nel cuore, e che appartengono in tutto alla nostra cultura e in tutto ci somigliano, nonostante i tratti somatici;
ai figli e nipoti di migranti di seconda e terza generazione, i cui genitori o nonni hanno scelto di vivere in questo Paese, contribuendo col proprio lavoro a costruire il futuro per tutti.
Certo, perché come disse il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, parlando di migrazioni e facendo riferimento al nostro passato, quando era l’America la meta dei nostri migranti:
Oggi, per loro, noi siamo l’America: e noi, come l’America abbiamo bisogno di immigrati per crescere ” (Carlo Azeglio Ciampi, Bologna, 2 febbraio 2000).

Allora mi vorrei rivolgere al generale Vannacci, che tiene tanto all’italianità che ha orgogliosamente rappresentato nelle sue missioni di pace all’estero, dicendo:
“Caro generale,
anch’io tengo all’italianità fatta di valori, di cultura, di ricchezza di un patrimonio artistico, storico e naturale; anch’io voglio preservare e valorizzare questo prezioso patrimonio. E voglio preservarlo e valorizzarlo per consegnarlo agli italiani futuri QUALSIASI SIA IL COLORE DELLA LORO PELLE.
Francesca Netto Censoni
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