Aspettando il nuovo vescovo

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 29 novembre, 2015

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Il vescovo Matteo Maria Zuppi

Il contesto ecclesiale in cui si colloca l‘arrivo del nuovo vescovo a Bologna appare promettente e carico di speranza, almeno per tre motivi.

Il Sinodo sulla famiglia, per le modalità innovative del suo svolgimento più ancora che per i suoi contenuti, peraltro propedeutici all’atteso documento postsinodale del Papa.

Due eventi fortemente evocativi come la prossima ricorrenza del cinquantenario della chiusura del Concilio Vaticano II, coincidente con l’inizio dell’Anno giubilare della misericordia.

Il recente svolgimento a Firenze del V Convegno ecclesiale nazionale della Chiesa cattolica italiana , a proposito del quale vorrei ricordare le parole con cui papa Francesco ha concluso il suo saluto ai partecipanti:

…… permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato in questo convegno.”

Penso che mons. Zuppi, del quale ho molto apprezzato la scelta di non risiedere in Curia ma alla Casa del clero, farà tesoro di questa indicazione, che corrisponde peraltro, a mio avviso, ad un’esigenza assai avvertita nella nostra chiesa particolare ove, ormai da molti anni, la stessa parola “sinodo” era quasi impronunciabile. C’è invece tanto bisogno di dare voce in modo libero e privo di condizionamenti dall’alto a tutte le componenti del popolo di Dio che è in Bologna per fare entrare aria nuova e recuperare un clima di maggiore partecipazione e corresponsabilità nella linea del rinnovamento conciliare.

In attesa e con la speranza di poter dare il mio contributo nell’ ambito strutturato di un eventuale ed auspicabile cammino sinodale, provo ad elencare in estrema sintesi alcuni temi che ritengo meritevoli di approfondimento e di confronto.

Mi limito all‘ambito ecclesiale perchè sul piano sociale non posso che richiamare quanto dice al n.184 l’esortazione apostolica Evangelii gaudium (E.G.), che richiama peraltro la fondamentale (quanto a laicità d’ispirazione conciliare) lettera apostolica di Paolo VI Octogesima adveniens del 1971.

184. Non è il momento qui per sviluppare tutte le gravi questioni sociali che segnano il mondo attuale, alcune delle quali ho commentato nel secondo capitolo. Questo non è un documento sociale, e per riflettere su quelle varie tematiche disponiamo di uno strumento molto adeguato nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, il cui uso e studio raccomando vivamente. Inoltre, né il Papa né la Chiesa posseggono il monopolio dell’interpretazione della realtà sociale o della proposta di soluzioni per i problemi contemporanei. Posso ripetere qui ciò che lucidamente indicava Paolo VI: «Di fronte a situazioni tanto diverse, ci è difficile pronunciare una parola unica e proporre una soluzione di valore universale. Del resto non è questa la nostra ambizione e neppure la nostra missione. Spetta alle comunità cristiane analizzare obiettivamente la situazione del loro paese».

Per quanto riguarda l’ambito ecclesiale vorrei segnalare i seguenti punti.

La crisi delle vocazioni sacerdotali e l’invecchiamento dei presbiteri sta gradualmente privando le nostre parrocchie di un sacerdote ad esse dedicato. Il fenomeno era previsto da tempo ma non so se sia stato adeguatamente e preventivamente valutato, come segno dei tempi, per definire una strategia pastorale. L’impressione è che ci si limiti a provvedimenti occasionali, senza alcun coinvolgimento dei fedeli laici. La chiesa bolognese è ricca di ministeri laicali, riconosciuti (diaconi, lettori, accoliti) o di fatto. La sensazione è che in molti casi i ministri siano stati fin qui utilizzati solo parzialmente, impiegati in ruoli sussidiari ed in funzione prettamente liturgica, mentre essi potrebbero assumere un ruolo non certo completamente sostitutivo del presbitero ma ugualmente importante, dando spazio alla responsabilità laicale (E.G.n102).

Un altro aspetto che mi ha sempre interrogato e che mi sembra in contraddizione con la ricorrente enunciazione, fin dal Concilio, della corresponsabilità dei laici, è il mancato coinvolgimento, quantomeno a livello consultivo, dei laici stessi, in termini di informazione e di consapevolezza in occasione dell‘avvicendamento dei parroci.

Penso inoltre che andrebbero rivitalizzati e rilanciati a tutti i livelli (parrocchia, vicariato, diocesi) gli organismi di partecipazione ecclesiale, uno dei frutti del Concilio, che mi pare siano in grave crisi. Così come sarebbe richiesta maggiore trasparenza nella gestione dei bilanci parrocchiali e della stessa diocesi, che oggi può godere dei considerevoli dividendi FAAC, questo non come segno di sfiducia ma, ancora una volta, per stimolare e fare leva sulla responsabilità dei fedeli laici.

Un altro tema importante è quello del ruolo della donna nella chiesa: ad essa si continuano a dedicare grandi riconoscimenti nei documenti del magistero (Relatio Synodi 2015 al n. 27, E.G. ai nn.103 e 104) senza peraltro che ne conseguano provvedimenti significativi e coerenti . Senza voler riaprire il tema del sacerdozio alle donne non si capisce perchè non si possa pensare di attribuire alle donne ministeri non ordinati come il lettorato e l’accolitato (se non il diaconato): si tratterebbe soltanto del doveroso riconoscimento di ruoli che le donne già svolgono di fatto.Se non sbaglio a Bologna alle donne non è permesso nemmeno di svolgere il ruolo di ministro straordinario dell’eucarestia…..

Infine, prendendo spunto dai lavori del Sinodo sulla famiglia e dalle sue conclusioni (Relatio Synodi III Parte – La mssione della famiglia) ritengo dovrebbe essere maggiormente valorizzato ed incentivato, nella nostra diocesi, il ruolo delle associazioni autenticamente ecclesiali nelle innumerevoli attività di annuncio e di accompagnamento che riguardano appunto le famiglie, come modo non di superare la parrocchia ma, al contrario, di rivitalizzarla.

Commenti dei lettori

Condivido in pieno questo tuo pensiero, che trae vigore dall’intento e dall’impulso crescente di esercitare da parte dei laici credenti, il desiderio di contribuire con umiltà ma anche con la consapevolezza di voler mettere a frutto i talenti che l’Altissimo ha affidato a ciascun componente del Popolo di Dio. Con questa speranza proseguiamo il cammino per meglio servire la nostra Chiesa in Bologna, che ha molto bisogno di nuovi operai.

#1 
Scritto da Umberto Tadolini il 30 novembre, 2015 @ 01:10

Completamente d’accordo con Paolo Natali. Le sue riflessioni sono una fonte preziosa per un approfondimento delle tematiche trattate. Non vorrei sottolineare nessun punto per non fare involontariamente una graduatoria degli stessi, ma non posso non evidenziare l’urgenza di dare concreta attuazione all’ampliamento del ruolo della donna nella Chiesa

#2 
Scritto da Giancarlo La Rosa il 30 novembre, 2015 @ 07:08

Grazie, caro Umberto.

#3 
Scritto da Paolo Natali il 30 novembre, 2015 @ 10:08

Ringrazio per l’apprezzamento.

#4 
Scritto da Paolo Natali il 30 novembre, 2015 @ 10:09

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