Ancora sulle occupazioni

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 22 ottobre, 2015

extelecom

L'immobile ex-Telecom

Ho riflettuto sulle drammatiche immagini e sulle cronache piene di dolore e sofferenza dello sgombero del fabbricato ex-Telecom di via Fioravanti avvenuto ieri, e provo a mettere in fila i miei pensieri.

Non mi sento di fare il tifo né per le occupazioni né per la “legalità senza se e senza ma”. C’è da fare i conti con una situazione complessa, che non tollera semplificazioni di carattere ideologico ma che va affrontata con intelligenza, spirito di solidarietà e rispetto della legalità.

1.Innanzitutto si deve prendere atto della concomitanza “esplosiva” tra il bisogno di una casa (in testa ai bisogni primari di ogni persona) e la presenza in città di molti locali di proprietà di enti pubblici, vuoti ed inutilizzati da tempo: ciò non legittima in alcun modo le occupazioni ma rappresenta un’ attenuante e le derubrica in qualche misura a “male minore” in una situazione comunque anomala e patologica. Quindi bisogna dire con molta chiarezza (perchè non fare un decreto in tal senso?) che gli enti pubblici sono tenuti a dare in affitto ai Comuni, a canone equo e sostenibile, alloggi e locali inutilizzati da lungo tempo, in modo che i Comuni stessi possano destinarli temporaneamente all’emergenza abitativa, come è avvenuto a Bologna, da parte dell’Inail, con il residence Galaxy.

2.E’ indispensabile che il Comune si dia dei criteri chiari e definiti per decidere chi si trova in emergenza abitativa ed ha diritto ad avere un alloggio per un periodo limitato (due anni) contribuendo alle spese in base alle sue possibilità, in attesa di transitare in ERP (se ce ne sono le condizioni). Il comune di Bologna dispone di questi criteri tanto è vero che al Galaxy avevano già cominciato ad entrare nuclei che erano in attesa da tempo, mentre altri nuclei sono entrati a seguito dello sgombero di ieri. Si tratta comunque di nuclei che avevano la residenza in comune di Bologna, mentre i nuclei con minori non residenti sono stati temporaneamente (10 giorni) alloggiati in albergo ed i single ricoverati al dormitorio pubblico.

3.Per affrontare efficacemente il problema delle occupazioni è indispensabile ricreare un clima di accordo e collaborazione tra Procura, Prefettura, Questura e Comune, clima che purtroppo è parso fare difetto in questi ultimi tempi. Non si tratta soltanto di preavvisare il Comune della effettuazione di uno sgombero ma di concordarne la data, in modo tale che i servizi sociali abbiano il tempo e la possibilità di censire i nuclei famigliari occupanti e di prospettare loro, sulla base dei criteri di cui al punto 2, la possibilità di accedere immediatamente ad un alloggio dell’ emergenza abitativa o ad altra sistemazione precaria (albergo o dormitorio pubblico) ponendo la condizione di abbandonare subito lo stabile occupato illegittimamente. In questo modo si eviterebbero le odiose violenze degli sgomberi “manu militari” nei confronti anche di donne e bambini. Ma, soprattutto, si comincerebbe a togliere spazio ai comitati ed ai centri sociali che sulle occupazioni abusive fondano la loro visibilità ed una delle loro ragion d’essere. Perchè alla ex-Telecom non è stato possibile procedere in questo modo nonostante lo stabile fosse occupato da più di dieci mesi? Inerzia del Comune ? (va detto peraltro che solo da poco tempo si era reso disponibile il residence Galaxy che ha consentito l’accoglimento dei nuclei residenti a Bologna). Ostacoli ed impedimenti posti dai comitati all’ingresso dei servizi sociali ? (questo sarebbe assai grave ed andrebbe denunciato pubblicamente da parte del Comune).

4- E’ necessario che l’esperienza negativa della ex-Telecom serva almeno a tutti i soggetti coinvolti ad adottare per il futuro comportamenti diversi. Anche perchè di immobili pubblici o privati occupati abusivamente in città, su iniziativa dei centri sociali, ne esistono altri:via de Maria 5 , via Irnerio 15 , Ex Clinica Beretta, Ex caserma Masini, Ex Scuole Ferrari….

In tutte queste situazioni si dovrebbe adottare una prassi come quella sopra indicata. In questo modo si delegittimerebbero i comitati ed i centri sociali, togliendo loro il ruolo di “difensori dei diritti dei deboli e bisognosi” impropriamente svolto (e tacitamente tollerato) in questi mesi, e riassegnandolo agli operatori pubblici del Comune (ai quali va rivolto un plauso per ciò che hanno fatto ieri) che vanno messi in grado di poterlo svolgere, mettendo a loro disposizione le risorse economiche ed abitative necessarie a dare una risposta, differenziata in base ai diritti, alle persone in emergenza abitativa. E qui si ritorna al punto 1, nel senso che gli enti pubblici debbono essere obbligati a mettere a disposizione i propri stabili da tempo vuoti ed inutilizzati.

5 – Per concludere. Si tratta di chiudere nel più breve tempo possibile questa fase patologica. Ciascuno deve tornare ad assumere il ruolo che gli compete e le famiglie ed i nuclei in condizione di bisogno abitativo debbono rivolgersi non ai comitati e centri sociali ma ai servizi sociali del Comune, che vanno messi in grado di dare risposte tempestive ed adeguate a tale bisogno.

Se si giungerà a questa situazione di regime, sarà possibile impedire le occupazioni abusive in quanto prive di giustificazione (oltre che illegittime sul piano giuridico) e, ove si verificassero, evitare un loro consolidamento provvedendo immediatamente allo sgombero.

Commenti dei lettori

Condivido in pieno Paolo!

#1 
Scritto da Saverio il 22 ottobre, 2015 @ 13:58

Grazie caro Saverio.

#2 
Scritto da Paolo Natali il 22 ottobre, 2015 @ 16:50

Condivido in pieno anch’io, specie laddove condanni gli opposti talebani, gli istigatori alle occupazioni, ed i “legalità senza se e senza ma”. Condivido la amara constatazione di una situazione paradossale, la presenza di molti stabili vuoti e sfitti, sia di Enti Pubblici, sia di privati (di questi ultimi, molti invenduti), e contemporaneamente di una crescente richiesta abitativa, sempre più affannosa per il perdurare di una crisi economica che azzera le capacità, non dico di pagare un mutuo, ma anche un modesto affitto. Ok un decreto ingiuntivo, ma perché solo verso gli Enti Pubblici e non verso i più grossi privati? E non si tiri fuori “la povera vecchietta, che ha solo la sua casetta, poverina”, dietro cui si celano grosse immobiliari ecc. Grazie e scusami per la lunghezza.

#3 
Scritto da Umberto Tadolini il 23 ottobre, 2015 @ 21:07

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