L’Italia sott’acqua

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 18 novembre, 2014

Dopo gli eventi calamitosi (frane, esondazioni) che in questo mese di novembre hanno duramente colpito alcune zone del paese (soprattutto Liguria, Toscana e Lombardia) abbiamo assistito alla consueta ricerca delle responsabilità personali ed istituzionali, attraverso scambi polemici alquanto sgradevoli perchè caratterizzati dall’altrettanto consueta pratica dello “scaricabarile”.alluvione

Il 7 agosto, dopo l’esondazione del torrente Lierza che causò diverse vittime, scrissi su questo blog un ampio ed articolato post (“Cambiare verso nella difesa del suolo”), al quale rinvio.

Aggiungerei ora qualche considerazione in merito al tema delle responsabilità, che sono, a mio avviso, di due ordini.

Il primo riguarda tutte le istituzioni che hanno competenza in materia urbanistica e di uso del territorio, principalmente quindi Regioni e Comuni ma anche Stato centrale (mancata approvazione di una legge nazionale evoluta, tre condoni edilizi…): cementificazione esasperata, tombamento di corsi d’acqua, permessi di costruzione in zone inidonee e soggette a rischio di frana o di allagamento sono alcuni dei provvedimenti che hanno posto le premesse dei disastri che hanno colpito il paese.

Il secondo aspetto è quello della mancata prevenzione e dell’inadeguata politica di difesa del suolo e di messa in sicurezza del territorio. A questo proposito le responsabilità risalgono a tutti i governi nazionali che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi e, dagli anni ‘70 in poi, alle Regioni.

Nessuna di queste istituzioni infatti ha saputo dare attuazione coerente alle proposte formulate dalla commissione De Marchi, istituita dopo il novembre (ancora!) del 1966 (inondazione di Firenze ed altri eventi calamitosi un po’ in tutta Italia).

La relazione conclusiva dei lavori di questa commissione contiene un’analisi approfondita e completa di tutti i problemi di carattere tecnico, organizzativo e giuridico della difesa del suolo, indicando le necessità d’intervento per le diverse tipologie di opere e nei diversi bacini idrografici del paese, e formula un piano di lavori da finanziarsi nell’arco di un trentennio, sulla base di precise priorità e ad un ritmo più accelerato nel primo quinquennio. L’importo complessivo previsto era pari a circa 9.000 miliardi di Lire del 1969, un impegno certamente gravoso ma giudicato sostenibile, sicuramente meno ingente di tutte le risorse che si sono spese negli anni successivi per riparare i danni causati dagli eventi che si sono via via succeduti.

E’ ancora presto per affermare che il governo Renzi ha cambiato passo. Voglio comunque sperare che l’istituzione della Struttura di Missione “Italia Sicura” presso la presidenza del Consiglio rappresenti il segno di una presa di coscienza della priorità che la lotta contro il dissesto idrogeologico rappresenta per il nostro paese.

Il primo volume della relazione della Commissione De Marchi è di 900 pagine. Se qualcuno è interessato a leggerne almeno le premesse, le conclusioni e l’indice clicchi su http://www.censu.it/relazione-de-marchi/

E’ una lettura istruttiva e da raccomandare.

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