Le primarie del centrosinistra

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 15 novembre, 2012

Ho assistito qualche sera fa, come (penso) molti di voi, al confronto televisivo fra i cinque candidati alle primarie del centrosinistra e credo che chi ne è imagnifici5emerso come il vincitore indiscusso sia il centrosinistra stesso, ed in particolare il PD che alle primarie ha sempre creduto (per la verità non con la medesima convinzione da parte di tutti i suoi maggiori esponenti) come segno e strumento di democrazia partecipata. Non va trascurato anche l‘effetto mediatico, nel senso che primarie competitive ma non laceranti , sono un sintomo di “buona politica” e possono riconciliare con la politica, cittadini giustamente delusi dagli scandali e dalla inadeguatezza di gran parte della classe dirigente del nostro paese. Ma, va detto con chiarezza, le primarie non sono una “formula magica” che possa essere copiata impunemente: basta vedere cosa sta accadendo, a questo riguardo, nel Pdl.

Ma torniamo al confronto dell’altra sera. Erano di fronte cinque persone che esprimevano in modo evidente un ampio ventaglio di diversità ed erano lo specchio di un partito (il PD) e di una coalizione, plurale ma non frantumata: differenze di genere e di generazione, ma soprattutto di storia e di percorso politico che hanno messo in evidenza diversità di vedute su questioni anche importanti (diritti, coalizione ecc). E tuttavia la sensazione, anche grazie al clima civile e non rissoso del confronto (favorito dal format della trasmissione, governata con grande rigore) era che, nel caso auspicabile che il centrosinistra debba governare il paese dopo le prossime elezioni, non sarà difficile trovare una sintesi, evitando la paralisi di veti incrociati che produsse la caduta dei governi Prodi. Tutto questo non è affatto scontato ma il confronto tra i candidati è stato incoraggiante in tal senso. Dirò di più: a mio parere anche Tabacci e Vendola potrebbero far parte degnamente di un PD plurale, accanto a Fioroni, Marini o Fassina.

Come sappiamo le primarie del 25 novembre (e di un eventuale secondo turno) dovrebbero servire a scegliere il candidato Presidente del consiglio della coalizione di centrosinistra. In realtà, tenuto conto delle incertezze che tuttora gravano sul sistema elettorale con cui andremo a votare (non si sa nemmeno bene quando) e delle alleanze che si renderanno eventualmente necessarie per garantire la governabilità del paese, non è detto che, anche in caso di vittoria del centrosinistra alle elezioni secondarie, il vincitore delle primarie vada ad occupare Palazzo Chigi.

In realtà queste primarie avranno anche, per il PD, un effetto “congressuale”, nel senso che, a seconda del loro esito potranno rafforzare o indebolire fino ad annullarla, la leadership di Bersani e di tutto il gruppo dirigente attuale del partito.

Si è molto parlato, nelle settimane passate, delle regole di queste primarie. Va dato atto a Bersani di aver acconsentito alla modifica statutaria che ha permesso anche a Renzi (grazie al quale avremo primarie contendibili e non “bulgare”) e Puppato di candidarsi. Detto ciò condivido la critica di Renzi rispetto al non aver consentito (a differenza delle precedenti esperienze) il voto dei sedicenni. Anche la complicazione introdotta con l’obbligo di registrazione separata dal  voto non sembra fatto per semplificare e favorire la partecipazione. La possibilità di registrarsi on line non dà alcun vantaggio perchè, per poter accedere al voto, è comunque necessario recarsi all’ufficio elettorale separato dal seggio per ritirare il certificato elettorale.

Infine debbo confessare che non ho ancora deciso per chi votare, tra Bersani e Renzi, il 25 novembre. Credo che lo deciderò poco prima di recarmi al seggio. Nelle esperienze precedenti sono stato, in buona compagnia, un convinto sostenitore dei perdenti (Bindi e Franceschini). E’ certamente importante partecipare ma questa volta vorrei andare oltre De Coubertin……

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