L’ICI e la Chiesa cattolica
La proposta avanzata nei giorni scorsi dall’ assessore alla casa del comune di Bologna Malagoli, di rivedere il sistema di esenzione dell’ICI nei confronti della Chiesa cattolica e degli enti ed istituzioni ad essa collegate ha un vago sapore punitivo ed ideologico.
Infatti la norma che che prevede questa esenzione è l’art.8 ter del Regolamento comunale sull’ ICI che titola “Esenzione enti non commerciali” e che non riguarda soltanto la Chiesa. Inoltre tale articolo non fa altro che richiamare tre articoli di diverse norme nazionali (del 1988, del 1992 e del 1997) che individuano, tra gli altri, come esonerati dal pagamento dell’ICI, oltre ai fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto, gl’immobili, utilizzati dagli enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che non hanno per oggetto esclusivo o principale l’esercizio delle attività commerciali, destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive.
Il Comune di Bologna, pertanto sta applicando ormai da tempo (c’è da ritenere con rigore e correttezza) tale normativa e proporne una revisione in questo momento, può comunicare l’idea che ci si trovi di fronte alla concessione di privilegi ingiustificati o, peggio ancora, ad una condizione di evasione o di elusione fiscale.
A me pare invece che, fatta salva (ma da sempre e non solo oggi) la necessità di un’applicazione rigorosa della normativa (che effettivamente può comportare, in certi casi “spuri”, interpretazioni in parte discrezionali) l’esenzione prevista per gl’immobili della Chiesa che rispettino i requisiti previsti dalla legge sia del tutto giustificata ed opportuna.
D’altro canto sono innumerevoli le misure che le norme nazionali ed i regolamenti locali prevedono per agevolare iniziative o atti a cui si riconosce un valore ed un apprezzamento sociale.
Si pensi, tanto per restare in tema di esonero dal pagamento dell’ICI, agli alloggi affittati a canone concordato, ovvero agl’immobili che il Comune concede in convenzione a titolo gratuito ad associazioni che svolgono attività meritevoli di riconoscimento pubblico, o ancora, sul piano fiscale, al trattamento privilegiato delle feste di partito (se ne parla in questi giorni a proposito dei ristoranti della festa de l’Unità) o delle cooperative.
Credo che le agevolazioni nei confronti delle attività della Chiesa e degli altri enti non commerciali e delle associazioni siano proprio misure che vanno nel senso di rendere praticabile la sussidiarietà di cui tanto si parla ma che fatica a trovare concreti spazi di attuazione.
Bene ha fatto pertanto il vescovo ausiliare mons.Silvagni, a replicare, anche con comprensibili toni d’indignazione, alle voci ed alle insinuazioni sui presunti privilegi della Chiesa in materia di ICI, ed opportune anche le puntuali precisazioni al riguardo da parte dell’economo della diocesi.