Il consenso del sindaco Lepore

Matteo Lepore
E’ stata pubblicata nei giorni scorsi sul Sole 24 Ore la classifica 2025 sulla popolarità dei Sindaci dei capoluoghi di provincia e dei Presidenti di Regione. In essa il sindaco di Bologna Matteo Lepore retrocede al 58° posto, raccogliendo un consenso dei cittadini pari al 53,5% in calo rispetto al 61,9% dei voti ottenuti al momento della sua elezione nell’ottobre del 2021.
Nelle sue prime dichiarazioni Lepore ha attribuito la causa di questo risultato deludente allo scontento dei cittadini per i molteplici disagi causati dai numerosi cantieri aperti in città, dovuti soprattutto (ma non solo) alla realizzazione delle linee rossa e verde del tram, e si è affrettato a ripubblicare un lusinghiero rendiconto dei primi tre anni del suo mandato, chiedendo scusa ai bolognesi per i sacrifici dovuti ai lavori. Naturalmente i partiti di minoranza si sono scatenati, enfatizzando il calo di consenso del sindaco e preconizzando una sua sconfitta alle prossime elezioni.
Personalmente credo che se Lepore si ripresenterà come candidato sindaco del centrosinistra sarà nuovamente eletto, a meno che il centrodestra non riesca a trovare un “nuovo Guazzaloca”, il che non sarà per niente facile, considerando le singolari caratteristiche positive del profilo del primo sindaco non di sinistra della città di Bologna, eletto nel 1999, e le divisioni interne dei DS all’epoca.
Credo anche che Lepore, a cui certo non fa difetto l’esperienza politico-amministrativa, stia realizzando bene il proprio programma di mandato, ma penso che il sindaco farebbe bene a non sottovalutare il segnale che viene dal calo di consensi misurato dal Sole 24 Ore, che a mio giudizio dipende anche, in qualche misura, da fattori diversi dallo scontento dovuto ai cantieri.
Uno di questi, a me pare, è la scarsa empatia di Lepore, una dote che o ce l’hai o non ce l’hai, ma che nel caso specifico mi sembra aggravata da un alto livello di autostima e di autoreferenzialità (“Bologna è la città più progressista d’ Italia” ecc. ecc.) e da una scarsa propensione alla modestia ed all’autocritica che a lungo andare mi pare controproducente.
Un’altra caratteristica della personalità di Lepore che da un certo punto di vista contribuisce alla efficacia della sua attività amministrativa ed al raggiungimento dei risultati ma che paradossalmente può generare anche effetti negativi è il presentarsi o essere percepito come “un uomo solo al comando”, nel senso di essere circondato soltanto da collaboratori fedeli ed allineati. Questo evita certamente polemiche e rivalità che producono ritardi e cambi di rotta ma talvolta il contraddittorio può dare luogo (se mantenuto ad un livello fisiologico) ad un confronto di opinioni che migliora l’azione amministrativa. Mi rendo conto che queste mie considerazioni non derivano da una conoscenza diretta della vita dell’amministrazione comunale e delle relazioni tra sindaco e collaboratori ma soltanto da impressioni frutto di una osservazione attenta e partecipe delle vicende bolognesi.
Questa sindrome dell’ “uomo solo al comando” Lepore la vive a mio giudizio a tre livelli: quello della sua Giunta, quello dei rapporti con il PD e quello istituzionale.
Il livello della Giunta, mi sembra del tutto fisiologico. E’ normale che gli assessori, scelti dal Sindaco, oltre che capaci siano anche a lui fedeli. Ne conosco personalmente alcuni (Borsari, Ara, Madrid, Boni) che apprezzo e stimo.
Il secondo livello (rapporti Sindaco-PD, il partito a cui Lepore appartiene) è quello più critico, nel senso che sarebbe, credo, utile ed importante, che il sostegno del partito al suo sindaco non escludesse la possibilità di un contributo critico-costruttivo in determinate circostanze e su particolari questioni. Sarebbe bello insomma pensare ad una interlocuzione paritaria tra Sindaco e segreteria del PD. In realtà la cosa è, non da oggi e non solo con Lepore, assolutamente impensabile. Fin dai tempi di Cofferati sindaco, il partito (DS prima, PD dal 2007) non ha mai saputo/voluto svolgere un’azione “correttiva” delle scelte del sindaco ma si è sempre limitato ad appoggiare/condividere ogni sua scelta. Ciò trova la sua spiegazione nella oggettiva debolezza dei partiti, PD compreso, e nello squilibrio di legittimazione ed autorevolezza tra un sindaco eletto direttamente dalla maggioranza dei cittadini votanti della sua città ed un segretario di partito sia pure assai popolare come il PD a Bologna. Con Lepore mi pare che si sia giunti ad una situazione nella quale il sindaco di fatto riesce ad influenzare in modo determinante la scelta del segretario provinciale (prima Mazzoni ed ora Di Stasi che oltretutto è anche responsabile della segreteria politica di Lepore in Città metropolitana).
E qui tocchiamo il terzo livello dell’unanimismo che circonda la figura di Matteo Lepore, quello istituzionale.
Non è colpa di Lepore se nel 2014 fu approvata la legge Delrio che, oltre ad eliminare l’elezione diretta del Presidente della Provincia, istituì 9 Città metropolitane prevedendo l’identità tra Sindaco (eletto) del Comune e Sindaco metropolitano. Ciò, di fatto, ha eliminato ogni possibile dialettica tra i responsabili delle due amministrazioni, che esisteva in precedenza tra Sindaco del Comune capoluogo e Presidente della Provincia, anche se politicamente omogenei, con tutte le possibili conseguenze negative (frequenti polemiche ed antagonismi politico-istituzionali) ma anche positive (sana dialettica e stimolante emulazione). Anche i 6 Quartieri, che in linea teorica potrebbero rappresentare un soggetto dotato di una certa legittimazione derivante dalla elezione diretta del Consiglio e, al suo interno, del Presidente, e capace di esercitare un ruolo di stimolo critico nei confronti dell’amministrazione comunale e del Sindaco, brillano per la loro irrilevanza istituzionale (aggravata dalla omogeneità politica con il Comune) e per la scarsa efficacia come strumento di partecipazione dei cittadini.
Tra parentesi va detto che i Quartieri attraversano da tempo una profonda crisi identitaria a cui il Comune non sembra interessato a porre mano in termini di riforma.
8 luglio 2025