Un commento alla Via Crucis

Questo post è stato scritto da Paolo Natali il 4 aprile, 2012

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Gesù spogliato delle vesti

Anche quest’anno, come ogni anno, il venerdì santo si svolge nella mia parrocchia (S.Domenico  Savio) la Via Crucis, con il commento delle diverse stazioni affidato ai laici. Questa volta mi è toccato il commento alla stazione X, “Gesù spogliato delle vesti”. Lo trascrivo di seguito, unito all’augurio di una buona Pasqua.

I vangeli della passione narrano che Gesù, dopo la sua cattura e la sua condanna a morte viene condotto nel pretorio dove i soldati lo umiliano privandolo delle vesti e lo scherniscono come re impotente facendogli indossare uno dei loro mantelli. Poi lo rivestono, lo conducono al Calvario e, dopo la crocifissione lo spogliano nuovamente dividendo le sue vesti tra loro e sorteggiando la sua tunica, “tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo” (riferisce Giovanni) come doveva essere quella del sommo sacerdote.

La vera regalità di Gesù (un re che a differenza di quelli di questo mondo non opprime e non domina ma serve e si fa ultimo) ed il suo autentico sacerdozio (che non offre in sacrificio cose o animali ma se stesso) non traggono consistenza dalla veste esteriore.

E tuttavia le vesti hanno una loro importanza, non soltanto simbolica. Sono segno della persona umana nella sua dignità, distinzione, ed identità

Nella Bibbia la veste appare da un lato il riflesso dell’ordine divino nel mondo: protegge il corpo non solo contro le intemperie ma contro gli sguardi che potrebbero ridurre la persona ad un oggetto di bramosia, assicura anche la distinzione dei sessi e può simboleggiare i loro rapporti, riflette la vita in società, distingue i tempi della vita, il profano ed il sacro, il lavoro e la festa.

Ma la veste è pure il segno della condizione spirituale dell’uomo. E’ quanto in sintesi esprimono la storia dell’alleanza, simboleggiata sovente mediante la veste, che rappresenta la gloria perduta o promessa,. ed il racconto del paradiso con Adamo ed Eva i quali, dopo il peccato, rimangono impauriti e sorpresi della loro nudità come dinanzi ad uno specchio che non riflette più l’immagine di Dio.

Gesù ha vissuto la sua vita terrena da vero uomo, trovandosi pienamente a suo agio nelle vesti tipiche del suo popolo e dei suoi tempi, tanto che per la donna che soffriva di emorragia, toccare il mantello di Gesù è stato come toccare la sua persona.

Ma Gesù è anche vero Dio ed allora, quando si trasfigura davanti ai suoi discepoli, le sue vesti divengono candide e sfolgoranti come la luce.

E dopo la resurrezione, come gli angeli che l’annunciano “in vesti sfolgoranti e bianche come la neve”, il Signore non conserva della veste che l’essenza, lo splendore. E tuttavia gli occhi non ancora aperti di Maria di Magdala o dei pellegrini di Emmaus non vedono a tutta prima che un ortolano o un viandante, e questo perchè la gloria del Signore, la sua vera veste/identità, non si manifesta che alla fede piena.

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